Street food, il cibo economico ma dalla tradizione antica

Street food, il cibo economico ma dalla tradizione antica
di Federica Randazzo
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Mercoledì 23 Maggio 2018, 16:51 - Ultimo aggiornamento: 28 Luglio, 15:44
Si mangia con le mani e in pochi bocconi, magari passeggiando all’aria aperta, è economico ma, soprattutto, è gustosissimo. Stiamo parlando dello street food, il cibo di strada, di grande tendenza negli ultimi anni, tanto che in tutta Italia impazzano festival in suo onore. In mezzo a baracchini e food truck, ce n’è per tutti i gusti: dai panzerotti ai würstel, passando per focacce, panini con interiora, pesce in pastella e gelato, il dolce da passeggio per eccellenza.

A dispetto di quello che si possa pensare, però, non si tratta di un’invenzione legata ai ritmi frenetici della modernità, ma la sua tradizione è antica e risale alla nascita dei primi insediamenti urbani. Già nell’antica Roma nelle tabernae o thermopolia, dei cucinotti con affaccio su strada, si vendevano cibi e bevande che erano consumati in piedi e velocemente dalle classi meno abbienti. Minestre di farro, fave o cicerchie, ma anche pesci in salamoia, pezzetti di carne arrosto, pane e frittelle, erano gli street food dei nostri avi.

Insomma, una tradizione nata nei quartieri più poveri e popolari, ricca di creatività e fantasia, proprie di chi sa fare necessità virtù. Preparazioni eterogenee e veraci, che sono arrivate fino ai giorni nostri, arricchendosi di nuovi sapori, e che rappresentano la quintessenza della territorialità: il cibo di strada, a ogni morso, è carico di folclore e storia.

In Italia ne esistono tantissimi e tutti molto golosi. Noi ve ne proponiamo 5: dei grandi classici da assaggiare almeno una volta.

Piadina
Simbolo della Romagna, e delle estati in riviera, cantata dal poeta Giovanni Pascoli come “il pane del lavoro”, forte di una storia antichissima, la piadina è stata “codificata” per la prima volta nel 1371, quando ne fu trascritta la ricetta. Oggi è una vera star del web (è lo street food più cercato su Google) e piace per la sua semplicità e versatilità. L’impasto classico prevede acqua, farina, sale, strutto e bicarbonato e, una volta cotto, è farcito secondo i gusti con salumi e formaggi.

Panino col Lampredotto
Se passate da Firenze e siete (anche voi) amanti delle interiora, non potete non assaggiare quest’istituzione fatta panino. Il lampredotto è uno dei quattro stomaci dei bovini, l’abomaso, che in questa preparazione è fatto bollire a lungo in un brodo vegetale, servito nel semelle, tipico panino fiorentino (simile alla rosetta), e condito con salsa verde. Il lampredottaio vi chiederà se lo volete “bagnato”, rispondete di sì, e inzupperà la calotta superiore del panino nel brodo di cottura per renderlo ancora più gustoso.

Supplì
Uno street food con…sorpresa! Il nome di una delle più celebri preparazioni romane deriva, infatti, dalla parola francese “surprise” e si riferisce al ripieno di mozzarella filante che si scopre dopo il primo morso. Il termine appariva già nel 1874, sul menù della Trattoria della Lepre in Via dei Condotti 9, frequentata, tra gli altri, da Gogol e Melville. Si tratta di deliziose crocchette fritte, con forma allungata e schiacciata, ripiene di carne macinata (originariamente si usavano le rigaglie di pollo), pomodoro, funghi e mozzarella.

Cuoppo napoletano
Passeggiando per i vicoli di Napoli non si può non rimanere incantati dal profumo del cuoppo: un vero e proprio tripudio del fritto! Si tratta di un cartoccio di carta a forma di cono riempito con fritti diversi, in base alla versione. In quella di terra ci sono crocchette di patate, fiori di zucca, mozzarella in carrozza, verdure pastellate e zeppole di pasta lievitata. Nel cuoppo di mare, invece, troviamo alici, baccalà, zeppole di pesce, anelli di calamari e moscardini, il tutto rigorosamente fritto.

Pane e Panelle
Le panelle sono frittelle siciliane - palermitane per l’esattezza - a base di farina di ceci, che vantano oltre mille anni di storia. Pare, infatti, che siano stati gli arabi, dominatori della Sicilia a cavallo tra il IX° e l’XI° secolo, i primi a macinare i ceci per ricavarne una farina, che era poi impastata con l’acqua e cotta. Oggi sono proposte all’interno delle “muffolette”, tipico pane siculo ricoperto di semi di sesamo e condite con sale e limone.
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