«Tra un mese - prosegue il manager bolognese - è previsto in Danimarca un importante meeting dell'associazione dell'Arre (l'Associazione delle Residenze Reali Europee, ndr) in cui si parlerà proprio di orti e frutteti da ripristinare e valorizzare. Dunque la Reggia non fa da apripista, visto che di esperienze del genere ce ne sono di importanti anche in Italia, penso alla vigna gestita a Pompei dall'azienda irpina Mastroberardino, ma segue una strada già tracciata, ponendosi al livello di tutte le altre residenze reali».
Altro motivo per sorridere è la possibilità di sviluppare un'attività economica che nel lungo periodo può dare una visibilità ancora maggiore alla Reggia Vanvitelliana, recuperando un bene storico ma abbandonato, come già sperimentato da Felicori; basti pensare alle Reali Cavallerizze, immobile facente parte della Reggia che per anni ha vissuto di degrado e incuria dopo che erano stati spesi quasi cinque milioni per ospitarvi una sola mostra: oggi le Reali Cavallerizze, che al tempo dei Borboni ospitavano i cavalli del re, è la sede del Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop, e spesso vi si tengono importanti incontri di economia in cui si parla delle eccellenze del territorio.
Anche la Tenuta Fontana è specializzata nel rivitalizzare le eccellenze territoriali, in particolari quelle vinicole, con un'impronta giovane data dall'età dei gestori, ma con alle spalle hanno un «know how» importante, fatto di oltre 100 anni di produzione di vini autoctoni, avviata dai nonni e poi proseguita dal padre dei fratelli Fontana.
Forse per questo si è aggiudicata il bando della Reggia. «Il nostro slogan - spiega Antonio Fontana - è fatto da tre parole: innovazione, tradizione e qualità. Siamo nati dieci anni fa da un'esperienza centenaria, e abbiamo ripristinato a Pietrelcina vitigni autoctoni come lo »sciascinoso«, mentre a Carinaro, nel Casertano, produciamo l'Asprinio di Aversa, altra uva tipica del territorio. Per questo abbiamo partecipato con entusiasmo al bando pubblicato dalla Reggia; il Pallagrello è parte della nostra tradizione». L'azienda, che produce anche vini locali come l'Aglianico e la Falanghina, utilizzerà il metodo di coltivazione biologico che rappresenta un sistema in grado di salvaguardare l'ambiente privilegiando la qualità del prodotto. Verrà prodotto il Pallagrello bianco e nero. Il ripristino dell'antica vigna parte dallo studio preliminare dei suoli, già in atto, per scegliere il portinnesto più adatto al tipo di terreno ed alle esposizioni presenti; proseguirà poi con la progettazione e l'esecuzione dei lavori fino ad arrivare alla gestione agro-ambientale biologica del vigneto.
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