Birra artigianale, ecco i nuovi trend del 2018

Birra artigianale, ecco i nuovi trend del 2018
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Venerdì 16 Febbraio 2018, 16:43
L’Italia della birra è sempre più a trazione artigianale: il 2017 non ha segnato solo un aumento della quota di consumi, che ha superato il 3,7% sul totale di birra, ma anche una profonda trasformazione produttiva del mondo brassicolo artigianale. Dopo la crescita a ritmi serrati degli ultimi dieci anni - con il numero di microbirrifici salito dai 113 del 2008 ai 718 del 2017 - oggi si registra un consolidamento dimensionale dei produttori. La produzione di birra artigianale è sempre meno un hobby da coltivare tra amici e sempre più una possibilità di business. Oltre il 60% dei microbirrifici fattura tra i 100 e gli 800mila euro l’anno e il 51% impiega personale dipendente a tempo indeterminato. Inoltre non si limita più solo alla mescita ma è attento soprattutto alla logistica distributiva: un micro birrificio su 3, infatti, esporta all’estero e la produzione ha superato i 500mila ettolitri l’anno. Un settore in fermento, dunque, che il prossimo 17 febbraio si riunirà alla Fiera di Rimini per la XIII edizione di Birra dell’Anno - il più importante concorso birrario italiano organizzato dall’associazione di categoria Unionbirrai - che è anche una vetrina sui nuovi trend del settore. Tra le 1650 birre in gara presentate da 279 produttori in 41 diverse categorie, spicca il ritorno delle basse fermentazioni: “Si tratta di birre prodotte con l’uso di un lievito particolare che lavora a temperature comprese tra i 5 e i 12 gradi e che si deposita sul fondo al termine del processo di fermentazione” spiega Alessio Selvaggio, presidente di Unionbirrai. “In questa tipologia, sempre molto amata dagli appassionati, rientrano stili con differenti sentori e caratteristiche: dalle Bock, forti e dense, con profumi di malto e miele, alle Helles, classiche birre chiare tendenzialmente dolci e con bassa luppolatura, fino alle più note Pilsner, dal gusto secco e dall’amaro persistente, limpide e sormontate da un bel cappello di schiuma compatta”. Spazio anche alle fermentazioni spontanee, in cui l’intervento dell’uomo è minimo e la trasformazione da mosto a birra avviene grazie all’azione incontrollata e ‘selvaggia’ di batteri e lieviti presenti nell’aria. Non mancheranno le ‘Sour’, birre dalla spiccata acidità, e le birre salate che, spiega ancora Selvaggio, “sono caratterizzate oltre che dalla sapidità anche da note lattiche e acidule e da una speziatura di coriandolo”. Ma il 2018 brassicolo sarà ancora caratterizzato dalla sperimentazione: le produzioni con spezie - come cannella, vaniglia, pepe, zafferano e chiodi di garofano –, con caffè,  cacao e cereali – a partire da farro, avena e segale - si affiancano alle birre a base di frutta, miele o castagne. Senza dimenticare le IGA (Italian Grape Ale), nate dal matrimonio tra Bacco e Cerere. “Da quando lo statunitense Bjcp (Beer judge certification program) - la 'bibbia degli stili' delle birre nel mondo - ha inserito questa nuova categoria come espressione di un prodotto tipicamente italiano, la fantasia dei mastri birrai ha portato a una serie di nuove proposte”, chiarisce Selvaggio. Le red e le white Grape Ale, a seconda dell'uva utilizzata, sono ormai un must del nostro panorama birrario sempre più apprezzato (e imitato) anche all’estero.

Ma noi italiani siamo anche affezionati alla tradizione. Ed è per questo che non mancheranno in birrifici e pub le birre luppolate, quelle dalle spiccate note amare, fresche e pulite, con sentori spesso fruttati. Tra gli stili emergenti, sempre caratterizzati da generose dosi di luppolo, spuntano le NEIPA (New England IPA), dominate dai sentori di frutta tropicale e matura (mango, passion fruit, ananas, pesca gialla, melone, kiwi): sono le cosiddette 'juicy', velate e spesso torbide proprio come un succo di frutta.
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