Biondo, gli addominali scolpiti, lo sguardo da duro. Luca, 12 anni, si presenta così su Instagram ma quello non è il suo vero volto: lo ha preso in prestito da una modello tedesco semisconosciuto perché lui non è abbastanza fico e sui social invece vuole avere migliaia di follower. Giulio invece sui social si chiama Fedex: ha cambiato nome e identità per potersi sentire libero di dire a tutti che è omosessuale, cosa che fuori dalla rete nessuno sa. E sono tante le cose che un genitore ignora quando suo figlio è incollato davanti a un cellulare. Il catfishing, fenomeno che consiste nel creare account con foto e informazioni false pescati da altri profili, è una di quelle: non una bravata, ma un reato punito penalmente.
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Tre ragazzi su dieci, tra gli 11 e i 18 anni (stando a un’indagine di Kaspersky in collaborazione con Giffoni Innovation Hub) usano profili fake sui social. E lo fanno per sentirsi «accettati», «per non farsi bullizzare», «perché si vergognano del proprio aspetto fisico», ma anche per poter fare l’hater in rete e con gli altri. Ma c’è un dato che forse fa ancora più paura: il 40% apre il primo profilo prima dei 12 anni e oltre l’80% prima dei 14 (anche se sarebbe vietato). E molti di loro chattano con degli sconosciuti, persone che in realtà hanno altri nomi e altre vite. Ma la rete non è un gioco e c’è il pericolo di rimanerci invischiati.
«Mi vergogno del mio aspetto», tre ragazzi su 10 usano profili social falsi (e hanno anche 12 anni)
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Venerdì 2 Ottobre 2020, 07:33 - Ultimo aggiornamento: 3 Ottobre, 09:36
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