Rinnovabili, 7mila imprese a rischio fallimento per cavilli burocratici: in bilico migliaia di posti

Il no al cumulo degli sgravi fiscali e gli incentivi mettono in difficoltà il settore

Rinnovabili, 7mila imprese fallite per cavilli burocratici: a rischio migliaia di posti di lavoro
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Giovedì 10 Febbraio 2022, 09:53 - Ultimo aggiornamento: 11 Febbraio, 09:57

Circa 7mila aziende sono a rischio chiusura e quasi mezzo milione di persone rischiano di perdere il proprio posto di lavoro a causa del provvedimento che vieta il cumulo degli sgravi fiscali della Tremonti ambientale e gli incentivi del III, IV, V Conto energia.

Lo stato concede gli sgravi, poi li chiede indietro

A causare il "caos rinnovabili" è un Decreto-legge collegato alla Legge di bilancio 2020, il cui articolo 36 "invita” le aziende a rinunciare agli sgravi fiscali previsti dalla ‘Tremonti ambientale’, il provvedimento che agevolava le piccole e medie imprese negli investimenti necessari per prevenire, ridurre e riparare i danni causati all’ambiente, ad eccezione di quelli realizzati per specifici obblighi di legge.

L'invito riguarda le aziende che godono già del conto energia, un incentivo statale che consente di ricevere un compenso per l'energia elettrica prodotta dal proprio impianto fotovoltaico per 20 anni.

Il paradosso è presto fatto: «L’assurdo è che quell’invito si traduce, attraverso un calcolo complicato, nella restituzione di una somma di denaro pari a quanto ricavato dalla ‘Tremonti ambientale’» spiega Veronica Pitea, presidente di Aceper, l'associazione di categoria che riunisce 10mila impianti di produzione «Detto in altri termini: per mantenere gli incentivi del ‘Conto energia’, le aziende del settore dovrebbero ridare quanto avuto grazie agli sgravi fiscali. Il che farebbe sì che in migliaia sarebbero costretti a portare i libri in Tribunale».

Il Tar del Lazio aveva dato ragione alle imprese

Ma gli assurdi non finiscono qui: «nel 2019 una sentenza del Tar del Lazio aveva affermato che il cumulo (la Tremonti ambientale e il Conto energia) fosse assolutamente legittimo accogliendo il ricorso proposto contro GSE (Gestore dei Servizi Energetici) da varie società operanti nel campo del fotovoltaico, membri Aceper». Peccato, però, che «il Governo è intervenuto, con un Decreto-legge, per mettere in dubbio quanto detto dai giudici amministrativi e introdurre una “facoltà” di rinuncia agli sgravi fiscali sulla base di un presunto e inesistente divieto di cumulo. Credo che ci sia qualcosa che non vada. Qui si mette in dubbio uno dei principi cardine di una democrazia: la giusta suddivisione dei poteri di uno Stato» dice Pitea.

La Gse ha già chiesto la restituzione degli sgravi

A questo punto la situazione sta precipitando. Pochi giorni prima di Natale, infatti, Gse ha inviato ai diretti interessati una lettera in cui dispone la sospensione della convenzione per il riconoscimento delle tariffe incentivanti, salvo prova dell’avvenuto perfezionamento della definizione prevista dal comma 2 dell’art. 36 del Decreto-legge 124 del 2019: «Il che vuol dire» afferma la Pitea «che chi non ha restituito gli sgravi fiscali previsti dalla ‘Tremonti ambientale’ dovrà restituire quanto percepito nel corso degli anni dall’Ente ,e non potrà più usufruire dell’incentivazione per il periodo rimanente. Un disastro per il settore considerando che dei circa 65.000 impianti (III, IV, V Conto Energia), si ipotizzano tra le 15 -20.000 aziende».

L'appello Acper «rimedio urgente, a rischio migliaia di posti di lavoro» 

Migliaia di aziende dunque sono a rischio fallimento e centinaia di migliaia di lavoratori potrebbero rimanere a casa: «La situazione va risolta» conclude il presidente di Aceper «Credo che il Governo debba farsi carico del problema. Non può più voltare lo sguardo dall’altra parte o permettere che si vada allo scontro. Noi, con grande responsabilità, vogliamo ricomporre la frattura e chiediamo che venga istituito un Tavolo fra i soggetti competenti per risolvere la questione. Bisogna fare bene e presto. I nostri imprenditori sono ormai allo stremo. Ricevo ogni giorno centinaia di telefonate da persone disperate. La cosa incredibile è che il nostro dovrebbe essere il settore del futuro. Rischia di essere smontato per cavilli burocratici. Sembra il teatro dell’assurdo: il Pnrr punta sull’ambiente e noi invece mettiamo i bastoni fra le ruote di chi lavora per tutelare quello che Papa Francesco definisce giustamente il Creato. Un assurdo al quale porre rimedio. Ora».

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