Ridere con gli amici è ciò che ci rende più felici: ma un italiano su 3 dichiara di sentirsi solo

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Martedì 21 Maggio 2019, 17:45

Un terzo dei giovani adulti italiani trascorre più tempo a comunicare con i suoi amici online invece che nella vita reale. Quasi la metà (47%), inoltre, dichiara di non essere pienamente soddisfatta del tempo limitato che trascorre faccia a faccia con loro.
Questi dati, emersi da una ricerca condotta da Martini insieme a Future Lab, stupiscono se si pensa che ridere con gli amici è ciò che ci rende più felici. Dallo studio, condotto su 4.000 persone di età compresa tra 25 e 35 anni in Belgio, Germania, Italia e Spagna, la maggioranza degli intervistati ha risposto che ridere con gli amici è più importante di  “raggiungere un obiettivo professionale”, “vivere un appuntamento romantico” o “trascorrere una serata a guardare una serie tv con qualcuno che si ama”.

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La tecnologia ha reso più facile rimanere in contatto, ma ha anche permesso di mantenere l'illusione della vicinanza senza vedere di persona i propri amici. Secondo la ricerca di Martini, il contatto sullo schermo sta erodendo, e in alcuni casi sostituendo completamente, i bei momenti da trascorrere insieme alle persone care. ll 33% dei giovani italiani passa più tempo a comunicare con gli amici online invece che
nella vita reale, una percentuale considerevole ma tuttavia inferiore rispetto a quella degli altri Paesi considerati (38% per il Belgio, 35% per la Germania, 47,8% per la Spagna). il 34% di loro ha anche ammesso di essere consapevole che la tecnologia e i social media hanno aumentato la percezione della solitudine rispetto a quando non li usava.

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L'ambivalenza della tecnologia in questo contesto, che oscilla tra una considerazione positiva e una più negativa, è oggetto di studio da parte di molti ricercatori. Qualcuno la esalta, come ad esempio Daniel Weitzner che ha dichiarato al Pew Research Center: «Gli esseri umani desiderano e hanno bisogno di connettersi e internet è il mezzo più innovativo e più efficace per farlo. Ho fiducia nel fatto che continueremo ad ottenere soddisfazione da queste connessioni umane». Di parere del tutto diverso, Nicholas Carr che ha affermato: «Abbiamo considerevoli prove empiriche ed esperienziali sugli effetti personali di internet, social media e smartphone. La notizia non è buona: perdita di capacità analitiche e di problem solving, della formazione di memoria, del pensiero contestuale, della profondità di conversazione ed empatia, nonché aumento dell'ansia».

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