«I prof devono vaccinarsi». Il ministro Bianchi: nessun favore ai no-vax

«I prof devono vaccinarsi». Il ministro Bianchi: nessun favore ai no-vax
di Barbara Jerkov
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Domenica 15 Agosto 2021, 00:20 - Ultimo aggiornamento: 11:12

Ministro Bianchi, ieri avete firmato un protocollo d’intesa con i sindacati per la ripresa di settembre. Quindi farete i tamponi gratis ai No vax?
«No», risponde secco il ministro della Scuola. «Chiariamolo subito: non ci saranno tamponi gratis ai No vax, andremo incontro solo a chi non può vaccinarsi per motivi di salute. Manderemo una circolare alle scuole con tutte le specifiche, in accordo con il Ministero della Salute. Tuteliamo i fragili, questo sì. Ma chi può vaccinarsi deve farlo: il vaccino è l’arma che abbiamo per uscire da questa pandemia e il Green pass è uno strumento importantissimo di tutela della salute di tutti. Su questo non facciamo passi indietro».

A settembre, dunque, si ritorna tutti in presenza, niente più dad? Le famiglie possono davvero contarci?
«A settembre si torna in presenza.

Il governo sta lavorando da mesi per questo obiettivo. Nel decreto approvato dall’ultimo Consiglio dei Ministri lo abbiamo scritto anche nero su bianco, abbiamo stanziato oltre 2 miliardi per sostenere le scuole in questo percorso».

La scorsa estate abbiamo riempito pagine e pagine di giornali con la vicenda dei banchi a rotelle. Non se ne parla più: il distanziamento non è più un problema?
«Non voglio tornare sulla vicenda dei cosiddetti banchi a rotelle. Stiamo sull’oggi. La situazione quest’anno è diversa. Abbiamo ben oltre l’85% del personale della scuola vaccinato, tanti ragazzi che si stanno vaccinando anche loro. Continueremo a dire “vacciniamoci tutti”: è un gesto di responsabilità e solidarietà. Il Cts ha poi chiarito nel suo ultimo parere, recepito dal decreto del governo, che il distanziamento di un metro in classe è raccomandato, a meno che le condizioni strutturali logistiche degli edifici non lo consentano. Conosciamo nel dettaglio la situazione delle scuole. Per questo stiamo attivando un Piano per le classi numerose, con oltre 400 milioni a disposizione fra edilizia scolastica e misure per dare più personale per il rafforzamento delle competenze. In Italia le classi numerose sono circa il 3%, ma concentrate nelle aree urbane e nelle scuole di secondo grado, ed è lì che stiamo agendo con azioni mirate».

Le confesso che l’impressione è che i problemi siano rimasti esattamente gli stessi di un anno fa - trasporti pubblici insufficienti, spazi ristretti, pochi insegnanti - ma che talune voci siano state semplicemente derubricate...
«Non è così. Atteniamoci ai fatti. Oggi abbiamo il vaccino che ci permette di tornare alla normalità e noi da tempo lavoriamo con l’obiettivo concreto della riapertura in presenza. Dall’inizio del mandato di questo governo abbiamo investito 2 miliardi di euro per il rientro in sicurezza, come dicevo. Abbiamo messo già 300 milioni di euro nel primo decreto sostegni, cui si aggiungono le risorse stanziate con il sostegni-bis: 410 milioni dati direttamente alle scuole per affrontare l’emergenza sanitaria, 500 milioni per il trasporto scolastico, 400 milioni per assumere insegnanti e personale per il potenziamento delle competenze e altre risorse, 270 milioni, che andranno agli enti locali per interventi di edilizia leggera o per noleggiare spazi sostitutivi per la didattica. Non abbiamo derubricato nulla, anzi abbiamo investito massicciamente per un obiettivo chiaro e condiviso da tutto il governo».

I sindacati della scuola non hanno preso affatto bene l’obbligo di Green pass. Perché non li avete informati se non a cose fatte, visto anche l’altissimo numero di vaccinati tra gli insegnanti?
«Il ministero dell’Istruzione ha un continuo confronto con i sindacati. Abbiamo firmato con loro un Patto per la scuola che guarda ai prossimi anni. Il dialogo non manca. Poi il governo fa delle scelte e il Green pass, come ho spiegato in più occasioni, è uno strumento a tutela della sicurezza di tutti, in particolare dei più fragili. Non una misura punitiva. La scuola e la sicurezza di chi la frequenta sono un bene collettivo da preservare, e per questo bene collettivo serve la responsabilità di tutti. Dobbiamo tutti pensare e lavorare insieme all’obiettivo finale: riportare i ragazzi a scuola».

A quel 10-15% di docenti che ancora non si sono vaccinati, c’è qualcosa che vuole dire?
«Vacciniamoci tutti: è un gesto di solidarietà e responsabilità su cui oggi si misura l’unità del Paese».

I presidi sostengono che se le linee guida sono queste espresse dal Cts, gli ingressi a turni scaglionati saranno inevitabili anche quest’anno. È vero?
«Le scuole, nella loro autonomia, possono decidere come meglio organizzarsi per la ripartenza. Rispetto allo scorso anno, come dicevo, è cambiato il quadro, anche in materia di trasporti. E su questo stiamo lavorando, concretamente, con gli enti locali e le Regioni da cui dipendono i trasporti».

Niente mascherina in classe se tutti saranno vaccinati: in concreto che vuol dire ministro? Le scuole potranno chiedere ai ragazzi la certificazione?
«Questo è l’obiettivo per cui tutti stiamo lavorando. Tornare alla piena normalità».

La dad è stata una prova durissima per la scuola italiana, ma ha anche rivelato un approccio nuovo alle tecnologie. Potrebbe essere ancora utilizzata, al di là dell’emergenza?
«La Didattica digitale è stata lo strumento a disposizione dei nostri insegnanti per restare in collegamento con studentesse e studenti nei momenti più gravi della pandemia. Certamente ha acuito difficoltà e disuguaglianze già presenti nel nostro sistema scolastico, ma l’eredità che lascia è comunque un patrimonio di esperienze, anche innovative, che non dobbiamo cancellare».

Guardando al futuro, ministro, si parla sempre molto di edilizia scolastica. Il Recovery ci consentirà di realizzare in concreto quei nuovi istituti di cui si parla da anni?
«Per l’edilizia scolastica non abbiamo aspettato il Recovery. Siamo già partiti mettendo a disposizione 2,6 miliardi perché questo è uno dei punti qualificanti della nostra azione di governo. Alle Province abbiamo distribuito 1 miliardo e 125 milioni per la riqualificazione e la messa in sicurezza delle scuole superiori, poi risorse per mense e palestre e per l’efficientamento energetico. In particolare abbiamo voluto investire i primi 700 milioni per asili nido e scuole dell’infanzia, un obiettivo strategico per l’Italia che nel segmento educativo 0-6 anni mostra gravi disuguaglianze. Complessivamente i fondi destinati alla scuola nel Pnrr sono quasi 18 miliardi».

Il nodo delle cattedre vuote a settembre si ripresenta ogni anno, nonostante gli sforzi dei governi: sarà possibile, usciti dall’emergenza, risolvere una volta per tutte questa emergenza?
«Sì. Senza ricorrere a sanatorie, ad oggi abbiamo immesso in ruolo più di 42 mila insegnanti e andremo avanti con le assunzioni fino a fine agosto. Negli anni passati, in questo periodo, spesso le operazioni dovevano ancora cominciare e terminavano con numeri molto più esigui. Stiamo coprendo migliaia di cattedre vuote. Con il decreto sostegni bis, inoltre, abbiamo avviato le nuove procedure di reclutamento per rendere i concorsi annuali».
 

 

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