Scuola, servirà l’ok dei due genitori anche per gite e sport

Scuola, servirà l’ok dei due genitori anche per gite e sport
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Domenica 25 Novembre 2018, 00:15 - Ultimo aggiornamento: 09:11
ROMA Parlare a scuola di omosessualità, aborto, divorzio o gender non è possibile per i ragazzi se mamma e papà non vogliono. In base a una circolare diramata dal ministero dell’istruzione agli uffici scolastici regionali, infatti, tutte le attività extracurricolari dovranno ricevere il consenso delle famiglie. Ma si rischia così di incontrare continui blocchi alle attività e di mettere in contrasto scuola e famiglia. La nota infatti, da un lato, ha suscitato l’entusiasmo di numerose associazioni per la famiglia ma, dall’altro, ha incontrato la protesta dei sindacati della scuola: «Così si lede l’autonomia scolastica, chiediamo subito un incontro al ministro Bussetti».

LA CIRCOLARE
La circolare della discordia si riferisce alla compilazione del piano triennale dell’offerta formativa, specificando che le famiglie devono conoscerne i contenuti prima dell’iscrizione e devono esprimere il consenso per la partecipazione dei ragazzi alle varie attività extracurricolari. Si tratta, ad esempio di corsi di lingua, laboratori di scienze, concerti, lezioni di musica e teatro, viaggi di istruzione e attività sportive, di incontri legati alla salute, alla psicologia, allo sviluppo emotivo degli adolescenti, al concetto di famiglia o di identità sessuale: spesso si tratta di temi, quindi, legati alle dinamiche del bullismo e della violenza di genere. Non sempre però questi incontri sono stati apprezzati da tutti i genitori. Tanto da scatenare proteste contro la teoria del “gender” arrivate in piazza anche per il Family day. Ora il ministero ha sottolineato la necessità del consenso delle famiglie per la partecipazione dello studente: senza firma di mamma e papà il ragazzo viene esonerato, tutto ciò che arriva ai ragazzi, al di fuori dei programmi strettamente scolastici, deve essere approvato dai genitori.

LE REAZIONI
«Una vittoria storica per i diritti dei genitori italiani - ha commentato Chiara Iannarelli, vicepresidente di Articolo 26 - da oggi, in particolare per quei temi più delicati e sensibili, legati alle scelte educative delle famiglie come affettività, sessualità, educazione “di genere”, i genitori non potranno più veder loro imposti progetti non condivisi, spesso senza alcuna informazione, e che per i loro contenuti sono invece da sottoporre alle scelte educative delle singole famiglie, anche se svolti nel normale orario scolastico». Una vittoria dunque, per le associazioni, mal digerita però dai sindacati che rivendicano il diritto all’autonomia delle scuole e ribadiscono che la partecipazione dell’intera scuola alle scelte educative è già prevista: «Chiediamo al ministro un incontro urgente - spiegano Francesco Sinopoli della Flc Cgil, Maddalena Gissi della Cisl scuola e Pino Turi della Uil scuola - per un confronto di merito su questa circolare, i cui contenuti rischiano di essere lesivi dell’autonomia professionale dei docenti e dell’autonomia scolastica, entrambe costituzionalmente garantite. Le procedure di definizione dell’offerta formativa sono fortemente democratiche e partecipative, richiedono la delibera del Consiglio di istituto e un’ampia fase di consultazione e proposta anche nei consigli di classe. Il Piano dell’offerta formativa, quindi, costituisce il momento più alto di espressione dell’autonomia scolastica: il rapporto con la collettività scolastica non può essere inteso come adesione ad un servizio a domanda individualizzata».

I PRESIDI
Che cosa ne pensano i presidi, che rischiano di trovarsi alle prese con un continuo braccio di ferro tra i genitori per avere un’attività a scuola o per abrogarla? «Facciamo chiarezza - spiega Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi - se la scuola decide di trattare, ad esempio, l’educazione sessuale durante l’ora di scienze curricolare e la inserisce nel piano triennale dell’offerta formativa, i ragazzi seguiranno queste lezioni senza possibilità di essere esonerati. Se invece si tratta di un’attività extracurricolare, quindi facoltativa, la famiglia può decidere di non far partecipare lo studente. Ma la scuola comunque, da parte sua, porta avanti le lezioni come meglio crede».
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