Scuola, stipendi differenziati tra Nord e Sud: è polemica su Valditara (che poi fa retromarcia)

Il ministro apre a retribuzioni fissate su base regionale, poi fa retromarcia. Fratelli d'Italia ribadisce: l'unitarietà nell'istruzione per noi è fondamentale

Scuola, stipendi differenziati tra Nord e Sud: è polemica su Valditara (che poi fa retromarcia)
di Andrea Bassi
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Venerdì 27 Gennaio 2023, 06:23 - Ultimo aggiornamento: 09:49

Prima il sasso nello stagno. Poi la ritirata. Ad aprire un nuovo fronte sugli stipendi dei pubblici dipendenti, è stato il ministro della Pubblica istruzione, il leghista Giuseppe Valditara. Con un'idea antica: le gabbie salariali. In pochi secondi, insomma, le lancette dell'orologio sono state portate a 50 anni fa, quando le differenziazioni salariali in base al luogo dove si viveva furono definitivamente abolite. «Chi vive e lavora in una regione d'Italia in cui più alto è il costo della vita», ha detto Valditara intervenendo a un colloquio organizzato da Pwc e gruppo Gedi, «potrebbe guadagnare di più». Salvo poi, dopo le polemiche, la correzione di rotta: «Non è mai stato messo in discussione il contratto nazionale del mondo della scuola».
Ma l'idea, va detto, non è nuova. Le Regioni del Nord hanno da anni difficoltà a trovare professori, personale scolastico, presidi, ma anche medici e infermieri. Uno dei cardini dell'Autonomia differenziata chiesta da Veneto e Lombardia, è proprio la richiesta della gestione dell'istruzione con la possibilità di istituire dei ruoli regionali dei docenti con dei contratti territoriali in modo da poter offrire retribuzioni più elevate rispetto a quelle previste dai contratti nazionali. Ma si tratta di proposte che, come noto, finirebbero per impoverire tutte le altre Regioni svuotandole delle migliori professionalità. L'Italia della scuola viaggerebbe definitivamente a due velocità.

Lo stop

La levata di scudi sulla proposta di Valditara è stata immediata e decisamente dura. Lo stop è arrivato persino dalla sua stessa maggioranza. «L'unità della scuola per noi è fondamentale», ha detto la sottosegretaria all'istruzione Paola Frassinetti di Fratelli d'Italia. Che ha anche sottolineato come «in un successivo comunicato» il ministro abbia «rettificato il suo pensiero, spiegando che non intende differenziare gli stipendi ma che si riferiva a istanze regionali. L'unitarietà della scuola», ha ribadito Frassinetti, «per noi è un dato fondamentale». Forte anche la levata di scudi da parte dei sindacati. A partire dalla Cisl. «Una brutta uscita, quella del ministro Valditara», ha detto il segretario generale Luigi Sbarra. «Differenziare le retribuzioni su base territoriale nella scuola come in qualunque altro settore», ha proseguito, «è uno sfregio alla coesione nazionale e un controsenso economico che mortifica il motore flessibile e generativo della contrattazione». Dura anche la Cgil.
«Credo che tornare a una differenziazione di gabbie salariali come c'era cinquant'anni fa sia una follia, il nostro Paese è già abbastanza diviso non ha bisogno di aumentare le divisioni», ha precisato da Perugia il segretario generale nazionale, Maurizio Landini.

Le reazioni

«Ci auguriamo che le recenti dichiarazioni del ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara non corrispondano effettivamente ai programmi sulla scuola che vorrà attuare. Diversamente significherebbe rimettere radicalmente in discussione l'assetto del contratto collettivo nazionale accentuando la diseguaglianza sociale che, a parità di lavoro, porta a percepire stipendi diversi sulla base del luogo dove si svolge la propria attività. Per questo chiederemo al ministro chiarimenti formali in merito», ha detto Giuseppe D'Aprile, segretario Uil Scuola. Per il segretario generale dello Snals-Confsal, Elvira Serafini, «l'unitarietà nazionale del sistema istruzione e ricerca non deve essere messa in discussione e, conseguentemente, il contratto collettivo è e deve rimanere nazionale.
«Sono affermazioni inaccettabili quelle del ministro Valditara e fanno il paio con la pessima proposta di autonomia di Calderoli. La destra mostra il suo volto, vuole dividere il Paese e perpetuare le disuguaglianze», ha commentato la candidata alla segreteria nazionale del Pd, Elly Schlein all'Aria che tira.Una voce a favore della proposta Valditara è arrivata invece dai presidi. Aumentare gli stipendi al personale scolastico che vive al nord «è una misura abbastanza sensata», ha detto all'Ansa Mario Rusconi a capo dei presidi di Anp di Roma.

 

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