Scuola, presidi contro le rotazioni: «La formazione è a rischio»

Dirigenti scettici sulla regola che impone loro di cambiare scuola dopo due mandati

Scuola, presidi contro le rotazioni: «La formazione è a rischio»
di Camilla Mozzetti
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Giovedì 5 Gennaio 2023, 07:05

Il mondo della scuola, i suoi vincoli, le sue opportunità: c'è una riflessione su cui tutti i presidi concordano in vista di quella rotazione - dovuta per legge - che nel Lazio si dovrebbe presto uniformare sul cambio di direzione dopo due mandati ovvero al termine di sei anni. Passati i quali i presidi devono cambiare e ruotare da una scuola all'altra per evitare in primis la minaccia della corruzione. Ma è su questo che i dirigenti romani concordano univocamente: «La corruzione è un fenomeno assente nella scuola e per la trasparenza che si chiede nelle procedure e per i finanziamenti, la maggior parte dei quali vincolati. È tutto trasparente e chiaro». E dunque se di rotazione di deve parlare e se questa deve avvenire perentoriamente dopo sei anni il cambio deve essere accompagnato da altre ragioni. Fermo restando che non essendo loro i direttori di una fabbrica che produce prodotti sempre uguali sarebbe bene tener conto delle differenze di ogni singola realtà e soprattutto dei processi intrapresi per l'educazione degli studenti. Per i quali è fondamentale il fattore tempo.

IL FATTORE TEMPO

La preside dello storico liceo Mamiani, Tiziana Sallusti, ad esempio quest'anno terminerà il suo terzo mandato e dice: «Sono molto legata a questo liceo, i dirigenti sono ritenuti a basso rischio corruzione perché gestiamo dei fondi controllati, perché ogni decisione di spesa passa per una delibera, perché le direzioni non sono organi monocratici: esistono i collegi di classe e di istituto.

Se poi invece la rotazione la vogliamo leggere come un valore, il preside meritevole e capace, che va in un'altra scuola è un altro discorso. Vede lavorare nella scuola e nell'educazione richiedere tempo». Processi lunghi, complessi e mai uguali a se stessi. Perché le scuole sono tanti universi paralleli. Di questo ne è convinto anche il Rettore del Convitto Nazionale, Paolo Reale: «Si parla tanto di progettualità e di continuità, le esigenze, a partire dall'anticorruzione, sono sacrosante ma sarebbe necessario preoccuparsi della qualità del servizio erogato rispetto alla corruzione che investe la scuola in maniera parziale se non per nulla. Io credo che la scuola come Istituzione è diversa da qualsiasi altra amministrazione pubblica: si persegue un risultato che non è quantitativo».

I MANDATI

Ciò non vuol dire per il Rettore che si deve restare a capo di un istituto un tempo esagerato. «Due mandati, ovvero sei anni, eventualmente rinnovabili a seconda delle condizioni». Perché i presidi osservano anche altri fattori. «Ci sono realtà anche nel Lazio che hanno poche scuole, ruotare su ognuna poi comporta per quel preside in assenza di alternative di spostarsi anche fuori città», aggiunge la numero uno del liceo Orazio, Maria Grazia Lancellotti «così come ci sono presidi che possono pure dopo i sei anni avere di fronte un biennio prima del pensionamento e forse sarebbe opportuno far loro concludere la carriera nella stessa scuola». Cinzia Giacomobono è la preside del Righi «Ma provengo - racconta - da una dirigenza di 12 anni in un istituto comprensivo. Ritengo necessaria e fondamentale la rotazione, il ricambio è salutare sia per il dirigente che per la scuola perché a lungo andare possono prendere corpo delle dinamiche stagnanti a prescindere dal rischio della corruzione». «Che può verificarsi se di questa dobbiamo parlare - aggiunge Cristina Costarelli, a capo del liceo Newton - anche subito, all'inizio dell'incarico per quanto, come sosteniamo in molti e come le cronache giudiziarie hanno raccontato, il fenomeno è molto lontano dalla scuola. Il cambiamento è necessario per il rinnovamento più che per il pericolo di corruzione se c'è la malafede c'è anche al primo giorno di incarico».
 

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