Lezioni coi videogame, così cambia la scuola: «Alunni più stimolati»

Lezioni coi videogame, così cambia la scuola: «Alunni più stimolati»
di Lorena Loiacono
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Venerdì 18 Giugno 2021, 00:57

Giocando si impara. E vale per tutto: anche per i videogiochi. Tanto che adesso entrano di diritto nelle aule, con i docenti che utilizzano il gaming per cogliere l’attenzione degli studenti e giocare sul loro stesso campo. Quante volte i ragazzi si sono sentiti accusare di trascorrere troppe ore davanti a un videogioco? Tante, fino allo sfinimento. Ma adesso l’approccio cambia: il gaming potrebbe sempre più spesso far parte del corredo scolastico. La ministra per le politiche giovanili, Fabiana Dadone, ne è convinta e ne ha già parlato con il ministro all’istruzione Patrizio Bianchi: «Il videogioco può essere una modalità diversa di imparare per i ragazzi». E così parte l’appello agli sviluppatori di videogame per proporre strumenti utili anche in classe, sia per aiutare gli alunni ad imparare e a fare gruppo sia per spiegare, ad esempio, la storia facendogliela “vivere” nella realtà del gioco.

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Le idee

Servono idee e servono risorse per un settore che, in Italia, è pronto a decollare: c’è fermento e, per i ragazzi, oltre all’apprendimento scolastico questo diventa anche un possibile percorso professionale.

Le idee potrebbero convergere, ad esempio, nel fondo del Mise per l’intrattenimento digitale, il “First Playable Fund”, che riserva 4 milioni di euro alla concessione di contributi a fondo perduto (fino al 50% delle spese sostenute fino a un massimo di 200.000 euro) in favore della realizzazione di prototipi di videogioco: c’è già il decreto attuativo per capire come avere accesso al fondo. Si tratta di una piccola misura di sostegno al settore che, di fatto, ricalca la strada percorsa nel Regno Unito nel 2015 con l’istituzione del fondo UK Games Fund. L’appello della ministra Dadone è rivolto agli sviluppatori interessati anche ai percorsi scolastici.

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I modelli

A scuola il videogame può diventare parte integrante della lezione. Come? Esistono videogiochi a tema scientifico, dalla sostenibilità ambientale agli esercizi per insegnare ai ragazzi concetti di fisica come la gravità, la velocità e le oscillazioni. Ci sono poi i videogiochi legati all’archeologia, alla storia del passato e alle rappresentazioni realistiche dell’arte. Sempre usando il gioco. Non solo, con il videogame lo studente migliora il problem solving, le abilità visuo-spaziali e la perseveranza nello svolgere il compito assegnato.
Negli Stati Uniti il videogame EndeavourRX, di Akili Interactive, viene usato anche nel trattamento dei disturbi dell’Adhd, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività.


Gli scenari

Gli scenari possibili, quindi, sono tutti da scoprire. Intanto, tra i giochi più utilizzati in Italia c’è, ad esempio, l’edizione education di Minecraft: uno strumento ben noto tra i giovanissimi, diffuso praticamente come un dizionario, che parla la loro stessa lingua. Ha le stesse caratteristiche di un gioco “open world” progettato per far lavorare gli studenti in team, per risolvere problemi o vincere le sfide al suo interno con l’aiuto di tutta la classe.
Ma il gioco può anche farsi serio, diventando una professione. È l’obiettivo di Carlo Mazzone, sviluppatore software, sistemista e docente di informatica all’istituto tecnico ITI Lucarelli di Benevento: un insegnante imprenditivo che ha ricevuto il JA Italia Top Teacher Lifetime Achievement Award ed è l’unico italiano ad essere arrivato nella Top 10 del Global Teacher Prize, il Nobel dei docenti. «I videogiochi – assicura Mazzone - possono essere uno strumento utile per rendere più interessanti i vari contenuti disciplinari, ma anche per trovare una collocazione nel mondo del lavoro. Il Vivariumware, la mia modalità di insegnamento, punta alla formazione di studenti professionisti nella creazione dei videogiochi all’interno di un modello didattico, per creare vere e proprie start up».

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