Scuola, orari ridotti per Covid e lezioni tagliate. I presidi: «Dateci la dad»

In ogni istituto mancano in media 10 docenti. Per rimediare si tagliano le ore di lezione. Troppi positivi, in quasi tutte le classi una parte degli alunni deve seguire da casa

Scuola, orari ridotti per Covid. I presidi: «Dateci la dad»
di Lorena Loiacono
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Venerdì 7 Gennaio 2022, 00:06 - Ultimo aggiornamento: 13:28

Riprendono oggi le prime lezioni a scuola ma per quasi tutti gli istituti italiani si ricomincia con le cattedre vuote e gli orari di lezione ridotti. Lezioni che, di fatto, partiranno direttamente in Dad perché molti ragazzi sono positivi e hanno già inviato il certificato medico. Tra i docenti e il personale ata gli assenti ad oggi potrebbero essere almeno 80mila. Significa che in ogni scuola mediamente mancheranno circa dieci insegnanti. E allora, a fare i conti con l’organizzazione della didattica che si fa sempre più complicata, ci sono i presidi che, da qui ai prossimi giorni, non sapranno come tamponare le assenze. Moltissime scuole cambieranno gli orari, ritardando l’entrata e anticipando l’uscita. Molte famiglie non sapranno come organizzarsi.

Scuola, l'appello dei presidi


I dirigenti sono preoccupati per una ripresa piena di incognite: «In base ad una stima approssimativa sulle possibili assenze in classe - spiega Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi - dopo un primo sondaggio interno possiamo considerare che tra i docenti e il personale ata, vale a dire personale amministrativo, tecnico e ausiliario, potrebbero esserci 80mila assenti, sia per quarantena sia per sospensione di quelli non in regola con il vaccino.

I sospesi oggi dovrebbero essere circa 11mila». Le ripercussioni sulla didattica e l’organizzazione generale sono inevitabili. E la presenza quindi parte già claudicante, con studenti in Dad e altri che escono prima dalle lezioni. «Il Governo si è preso la sua responsabilità politica - sottolinea Giannelli - staremo a vedere come andranno le cose. Avevo proposto di partire con 2-3 settimane di dad, per dare la possibilità alle famiglie di mettersi in paro con le vaccinazioni ai ragazzi, di garantire le mascherine Ffp2 a tutti e di portare avanti per tutto il mese una massiccia campagna di testing per verificare se il sistema riesce a praticare i tamponi. Ma la proposta non è stata accolta: purtroppo temo che la tempistica dei test e del tracciamento non sia migliorata rispetto al passato e c’è il rischio che la scuola abbia notizia dei risultati dei tamponi effettuati solo diversi giorni dopo».

 


Negli ultimi giorni, ancora di più rispetto a quanto avveniva a dicembre prima della chiusura delle scuole, si stanno registrando forti difficoltà nell’effettuare il testing tempestivamente e, allo stesso tempo, stanno arrivando alle scuole certificati di isolamenti e positività. In un’escalation impressionante di segnalazioni che rischia di mettere in ginocchio la scuola, già alla partenza. E così ieri al ministro all’istruzione, Patrizio Bianchi, è arrivata una lettera firmata da circa 600 dirigenti scolastici che chiedono di restare in dad fino a fine gennaio. «A pochi giorni dall’inizio delle lezioni dopo la pausa natalizia, durante la quale non ci siamo mai fermati, stiamo assistendo con preoccupazione crescente all’escalation di assenze - scrivono i presidi - abbiamo personale sospeso perché non in regola con la vaccinazione obbligatoria e, ogni giorno di più, personale positivo al Covid, che non potrà prestare servizio e nemmeno potrà avere, nell’immediato, un sostituto. Si parla di numeri altissimi, mai visti prima».


LE ASL


I dirigenti intervengono anche sulle difficoltà delle Asl: «Il protocollo di gestione dei casi grava sulle aziende sanitarie, che non riescono più a garantire rapidità per i tamponi, con conseguente prolungato isolamento degli studenti e del personale». E così i giorni in Dad si moltiplicano. Sul caos scuola è intervenuta anche la Fondazione Gimbe: «Le misure per la sicurezza nelle scuole sono insufficienti per evitare il ricorso alla dad e introducono regole complesse e difficili da applicare con i servizi di sanità pubblica già in sovraccarico». Ma il ministro Bianchi, d’accordo con il premier Draghi, resta sulla linea della ripartenza in presenza, senza proroghe sulla data prevista, tra il 7 e il 10 gennaio. Dal ministero di viale Trastevere fanno sapere che i dipartimenti continueranno a dare supporto alle scuole con l’help desk e resteranno attivi sul monitoraggio di eventuali criticità. 

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