Dopo un anno di didattica a distanza, isolamento a casa e utilizzo smodato di smartphone e computer, il rientro a scuola per molti ragazzi potrebbe rivelarsi pieno di insidie. «Per aiutarli a superare le possibili ansie - spiega Teresa Grimaldi Capitello, responsabile di psicologia clinica dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma - è opportuno programmare un ingresso graduale a scuola e migliorare i tempi di attenzione con gradualità». Senza dimenticare, però, che «in questa fase vanno supportati anche i genitori e gli insegnanti, ancora disorientati e ansiosi rispetto alle nuove normative da seguire a scuola».
La scuola al via/ La magia dell’inizio dopo l’incubo chiamato Dad
COME ABITUARE I RAGAZZI ALLE MISURE DI PRECAUZIONE ANTICOVID?
Un ruolo fondamentale spetta ad educatori e insegnanti.
IL PASSAGGIO DALLA DAD ALLA SCUOLA IN PRESENZA COMPORTA DIFFICOLTÀ?
Le ricerche di quest'ultimo periodo sulla didattica a distanza hanno evidenziato due aree carenti soprattutto da un punto di vista delle neuroscienze, in particolare per quanto riguarda la difficoltà a mantenere i tempi di attenzione pregressi e quelle relative ai cosiddetti neuroni gps. Di fatto, i ragazzi attraverso la dad hanno perso la capacità di orientarsi nel tempo e nello spazio. Le conoscenze acquisite in dad non permetterebbero poi una memorizzazione spaziale delle informazioni.
Scuola, si torna tutti in classe tra certificati, tamponi e ingressi scaglionati. Domande & Risposte
COME AIUTARLI A MANTENERE LA CONCENTRAZIONE?
Quando bisogna gradualmente aumentare i tempi di attenzione dei ragazzi occorre prevedere delle pause. Potrebbe essere utile inoltre programmare anche spostamenti fisici, soprattutto se ci sono aree verdi o spazi aperti esterni alla scuola. È importante poi che le pause iniziali siano più cadenzate, in modo tale che gli alunni si abituino a questo nuovo ritmo scolastico. Anziché far durare la lezione 60 o 50 minuti, in questa fase può essere opportuno prevedere una piccola pausa per esempio dopo i 35 minuti.
Scuola Roma, duemila in quarantena: rientro in classe ma resta l'incubo Dad
PER QUANTO TEMPO È OPPORTUNO MOVIMENTARE UN PO' LE LEZIONI?
Bisogna prevedere spostamenti e pause soprattutto nella fase iniziale. Non dimentichiamo che rientrando a scuola i ragazzi faranno fatica a stare di nuovo seduti sui banchi. Si potrebbe valutare l'opportunità di fargli cambiare l'aula a seconda della lezione da seguire, come già avviene in alcuni istituti. Questo potrebbe facilitare d'altronde l'aerazione degli spazi chiusi. Spostamenti e pause più frequenti andrebbero mantenuti fino sicuramente al 15 ottobre. Poi è utile monitorare i livelli di attenzione che gli studenti hanno imparato a raggiungere.
IN CHE MODO VANNO AIUTATI A VINCERE LA PAURA DI CONTAGIARE I PROPRI CARI?
L'angoscia e la paura del contagio dipendono molto dalle ansie familiari. Se ci sono preoccupazioni perché al rientro a casa i ragazzi trovano nonni o familiari fragili, oppure immunodepressi, bisogna tranquillizzarli puntando innanzitutto sull'importanza della vaccinazione. Si tratta di spiegazioni che possono ricevere anche a scuola. Ma è bene ricordare che ai ragazzi non è corretto dare una grande quantità di informazioni razionali. È più opportuno invece supportare i genitori nei casi in cui gli insegnanti colgano una preoccupazione difficile da gestire.
Lezioni in presenza/ Cosa manca per tornare in classe senza rischi
COSA BISOGNA FARE SE HANNO DIFFICOLTÀ A INTRECCIARE NUOVE AMICIZIE?
Soprattutto per i più piccoli è bene prevedere attività didattiche che siano legate al contatto, che non è necessariamente fisico. Esistono diversi giochi di ruolo, attività teatrali, messa in scena di diverse fiabe. Così in genere i bambini imparano a creare piano piano un dialogo con i coetanei. Nella didattica, a qualsiasi età, è bene prevedere momenti vincolati allo sport o all'attività di gruppo. Per gli adolescenti che invece in questi mesi hanno sviluppato disturbi di ansia, in particolare la cosiddetta fobia sociale, è utile chiedere un supporto ad un esperto.
COME AIUTARLI A INTERAGIRE NONOSTANTE LA MASCHERINA?
Intendersi soltanto con gli occhi è una piccola sfida che non tutti riescono a vincere. Dipende molto dalla capacità dell'altro di leggere sul volto le espressioni. Sarebbe utile pertanto che gli insegnanti educhino all'alfabetizzazione emotiva, ossia a come è possibile presentarsi all'altro, ridurre l'imbarazzo, conoscere sul volto l'emozione che sta provando. Spesso diamo per scontato che i bambini lo imparino a casa in modo spontaneo, ma purtroppo non è così.