Scuola, il via è tra le proteste: «Coperte solo 3 cattedre su 10»

Scuola, il via è tra le proteste: «Coperte solo 3 cattedre su 10»
di Lorena Loiacono
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Venerdì 4 Settembre 2020, 01:15 - Ultimo aggiornamento: 01:21

Deve ancora iniziare la scuola e c’è già una protesta pronta ad esplodere. I docenti infatti, alle prese con decine di migliaia di supplenze, scenderanno in piazza il 26 settembre. E l’avvio dell’anno scolastico si fa sempre più complicato. Sono in corso infatti le immissioni in ruolo, ma dai primi dati sembra ormai certo che non si andrà oltre il 30% delle assunzioni previste.

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Vuol dire che degli 85mila posti autorizzati, se ne copriranno solo 3 su 10. Tutti gli altri andranno, anche quest’anno, a supplenza: si tratta di oltre 50mila posti con contratti a tempo determinato. In una corsa contro il tempo per portare tutti in classe il 14 settembre, tra appena dieci giorni. Non solo, si andrà anche a battere il triste record dello scorso anno scolastico quando si registrarono quasi 200mila contratti a tempo determinato: quest’anno saranno anche di più, si arriverà a 250mila. 
 

Supplenze e cattedre


IMPENNATA
I conti infatti non tornano: il ministero dell’economia ha autorizzato 84.808 assunzioni di docenti nella scuola ma secondo i primi dati ufficiosi della Cisl, che ha esaminato il lavoro che stanno svolgendo gli uffici scolastici regionali, al momento sono andate a buon fine solo 24.534 assunzioni. Vale a dire circa il 29%. 
Da qui l’impennata di supplenze. E ci sono regioni che ne saranno colpite più di altre: sono quelle del Nord dove, ogni anno, vanno ad insegnare i docenti che provengono alle regioni del Sud. Pendolari precari che, per insegnare, si spostano anche di centinaia di chilometri.

Tra le regioni dove si registrerà la presenza maggiore di supplenze c’è ad esempio la Lombardia dove sono andate a buon fine appena 4900 assunzioni sugli oltre 19mila posti autorizzati. Ma la stessa situazione c’è in Piemonte dove le immissioni in ruolo sono state 1600 ma i posti disponibili sono 9mila, o in Veneto con 1750 assunzioni rispetto ai 9mila posti autorizzati. A caccia di supplenti anche l’Emilia Romagna dove sono stati autorizzate 7400 assunzioni ma ne sono andate a buon fine solo 1400. 

IL PROBLEMA
Il problema non è nuovo, anche lo scorso anno delle 56mila assunzioni autorizzate se ne coprirono meno della metà: ma ora è ancora peggio. Senza concorsi, non ci sono docenti da assumere visto che le graduatorie ad esaurimento e le graduatorie di merito sono praticamente terminate in molte classi di concorso, a cominciare da italiano e matematica per le scuole medie in molte province d’Italia. I concorsi si sarebbero dovuti svolgere in primavera ma l’emergenza Covid ha bloccato tutto. Le prime prove selettive partiranno in autunno. Si è appena conclusa la “call veloce” con cui gli uffici scolastici regionali hanno provato a coprire le cattedre vuote assumendo docenti da fuori regione, disposti a spostarsi: i dati si sapranno la prossima settimana ma le stime parlano di circa 6mila possibili immissioni in ruolo. 

BRACCIO DI FERRO
L’allarme dell’anno scolastico “precario” divampa anche tra i docenti che chiedono certezze e investimenti, a partire da quella quota del Recovery fund da destinare alla scuola. Da mesi ormai è in atto un duro braccio di ferro tra il ministero dell’istruzione e i sindacati, una contestazione che sfocerà nella prima grande manifestazione nazionale a Roma il 26 settembre indetta dal comitato Priorità alla scuola di cui fanno parte docenti ma anche tanti genitori e studenti delle scuole superiori. «Prenderemo parte alla manifestazione - assicurano Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda - per riaffermare il ruolo centrale e prioritario della scuola. Il Paese non può permettersi di ripartire con un’offerta formativa al ribasso, a causa dei ritardi e dell’insufficienza delle risorse». Sul piede di guerra anche i sindacati di base che aderiranno alla protesta: «Occorre un cambio di passo immediato – denunciano - innanzitutto attraverso stanziamenti significativi, almeno 20 miliardi di euro, perché dal corretto funzionamento della scuola dipende il futuro del Paese». Ma intanto il governo si muove. Nel decreto su Lampedusa sono infatti stati inseriti stanziamenti per l’edilizia scolastica (34 milioni). Nello stesso decreto, la ministra De Micheli ha inserito norme per rendere subito disponibili dal Decreto di Agosto 150 milioni per gli scuolabus e 300 milioni per il tpl. Nel Cdm è stata anche approvata una norma che permette lo smart working o il congedo per i genitori con figli in quarantena.

 

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