Scuola, per i prof è corsa alla pensione: troppe aggressioni e stipendi bassi. In uscita in 30 mila: incubo cattedre vuote

Sono 30mila gli insegnati che hanno chiesto di lasciare: +24% rispetto al 2022

Scuola, aggressioni e stipendi bassi: tra i prof è corsa alla pensione. In uscita in 30 mila: incubo cattedre vuote
di Lorena Loiacono
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Venerdì 14 Aprile 2023, 22:02 - Ultimo aggiornamento: 15 Aprile, 08:00

Sembra essere proprio una fuga quella che i docenti della scuola italiana stanno organizzando per il prossimo anno scolastico. Sono tanti infatti, circa 30mila, gli insegnanti che hanno chiesto di lasciare la cattedra per andare in pensione, anche in anticipo tramite la possibilità di quota 103. E le domande di pensionamento sono circa il 24% in più rispetto allo scorso anno: i motivi? Sono da ricercare proprio tra i banchi di scuola: la pandemia ha messo gli insegnanti a dura prova tanto che, dal 2020, le domande di pensione sono in aumento. Ma non si tratta solo dei problemi legati al covid. A spingere tanti insegnanti verso l’uscita è stata anche l’escalation di aggressioni verso i docenti, fisiche e verbali, che stanno mandando in crisi il lavoro che si svolge in aula. Un impegno sempre maggiore per uno stipendio che, di fatto, è tra i più bassi degli insegnanti di tutta Europa. 

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LE RICHIESTE

Le domande di pensionamento raccolte a febbraio sono state 21.599 con le regole già in uso, come quota 100, la vecchia legge Fornero che richiede 67 anni di età e almeno 30 di servizio o, per le maestre della scuola dell’infanzia e delle elementari, la pensione anticipata a 66 anni e 7 mesi di età con almeno 30 anni di servizio.

A questi si aggiungono circa 9mila domande liberate con quota 103, vale a dire con almeno 41 anni di contributi e 62 anni di età da maturare entro il 31 dicembre di quest’anno. Tra i pensionamenti con i vecchi requisiti, ci sono 20203 domande che arrivano per i posti di insegnamento cosiddetto comune, dalla scuola dell’infanzia statale fino alle superiori per singola materia, e 1396 domande di docenti sostegno. Tra le regioni con il maggior numero di possibili pensionamenti ci sono la Lombardia con 3002 domande, la Campania con 2860, la Sicilia con 2218 e il Lazio con 2195 domande. Ovviamente si tratta di numeri alti legati a regioni che, di fatto, sono più grandi e con un maggior numero di scuole e personale scolastico rispetto ad altre. Ma numericamente il dato è interessante perché significa che in quelle regioni, a settembre, ci sarà bisogno di nuovi docenti per garantire con il turn over il regolare avvio dell’anno scolastico. Per coprire i posti che resteranno liberi sarà necessario avere docenti iscritti in graduatoria e, negli ultimi anni, il problema delle cattedre vuote affidate a supplenti con valzer di cattedra fino a gennaio e febbraio, quindi alla fine del primo quadrimestre, è legato proprio alla mancanza di personale da assumere. Il ministro Valditara ha annunciato un piano di assunzioni straordinarie e quindi parte la corsa contro il tempo per trovare i sostituti necessari. Il problema riguarda sia i posti comuni sia i posti su sostegno: dei 1396 che andranno via dalla scuola, a livello nazionale, 108 solo in Calabria, 245 in Campania, 122 nel Lazio, 146 in Lombardia e 211 in Sicilia. Ma questo fuggi fuggi, che scatta non appena l’età contributiva lo permette, va fermato su più fronti. Cominciare dalla violenza contro i docenti: negli ultimi mesi le cronache hanno riportato episodi di pugni, spintoni e schiaffi. A volte anche ripresi con video poi messi online quasi a pubblicizzare la violenza. 

LE AGGRESSIONI

Ma sono ancora di più i casi sommersi e le aggressioni che, pur non essendo di carattere prettamente fisico, sono comunque verbali con offese, minacce e prese in giro ai danni dei docenti. Una lunga serie su cui il Governo ha deciso di intervenire su più fronti: gli insegnanti, che decidono di denunciare, verranno difesi dall’Avvocatura dello Stato nei processi in cui il ministero dell’istruzione e del merito si costituirà parte civile con richiesta di risarcimento anche per danno di immagine. E’ già in corso una sorta di censimento dei casi di aggressione scuola per scuola. Ma è necessario intervenire anche sulle retribuzioni, dal Governo sono arrivati aumenti medi di circa 124 euro al mese. Ma gli stipendi degli insegnanti italiani non sono solo bassi, sono anche quelli che, in Europa, crescono meno: la possibilità di fare carriera infatti è ridotta al minimo tanto che, dopo 35 anni di servizio, non crescono nemmeno del 50% mentre ci sono paesi come Irlanda, Paesi Bassi e Polonia, dove lo stipendio iniziale cresce oltre il 60% già nei primi 15 anni di insegnamento. 

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