Premio Messaggero per i giovani Sofia Viscardi: «I social provocano ansia. La vita è contatto»

Premio Messaggero per i giovani Sofia Viscardi: «I social provocano ansia. La vita è contatto»
di Camilla Mozzetti
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Sabato 2 Gennaio 2021, 23:47 - Ultimo aggiornamento: 4 Gennaio, 00:28

È considerata la portavoce della “generazione z”, quella dei ragazzi nati tra il 1997 e il 2010, e con il suo sguardo acceso, la sua creatività, il suo modo particolarissimo di parlare di grandi temi e questioni di vita comune Sofia Viscardi - classe 1998 - ha fatto breccia nei cuori di migliaia di giovani. A tal punto che con le sue “pillole” caricate su YouTube ha creato una comunity di ben 750mila iscritti e di 1,4 milioni di “followers” su Instagram. Ad essere premiata è la sua spontaneità e autenticità: in uno dei suoi ultimi video, intitolato “Questo stupido 20venti”, in poco più di quattro minuti tira fuori tutto quello che i giovani di oggi hanno capito (e sofferto) dalla pandemia da Covid-19. Di quanto importante sia la cultura, di quanto dirimente sia il crescere con gli altri. E lo fa ancora una volta con un tono apparentemente leggero. Insomma la Viscardi - che ha anche pubblicato due romanzi di successo e che il 13 marzo del 2019 insieme al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha presentato la Cerimonia degli Alfieri presso il Quirinale - ai giovani di oggi riesce a parlare facendosi ascoltare e non solo sentire.

Sofia, chi sono i ragazzi di oggi e che tipo di risvolti ha avuto la pandemia sugli adolescenti?

«Ho sempre pensato che siamo una generazione che vive tantissimo un mondo virtuale ma questo non vuol dire che non sia importante il contatto tra le persone che in questi mesi è stato fortemente rallentato».

E il mondo virtuale che problemi nasconde?

«Essendo i primi a usarlo non c’è stato nessuno prima di noi che ci ha educato all’utilizzo degli strumenti propri del mondo virtuale.

Siamo completamente autodidatti: se mi hanno insegnato come comportarmi con le persone nella vita vera nessuno lo ha fatto per quella vita virtuale».

In assenza di un manuale di istruzioni è facile che si verifichino delle derive, episodi di cyberbullismo ad esempio. Quanto è pericoloso?

«Non bisogna sottovalutare nulla ma credo anche che ci sono tante realtà che provano a fare educazione dal basso, aprono dei dialoghi e cercano di trovare delle linee guida per fornire una sorta di mappa con la quale ognuno può andare dove vuole. Con “Venti” (il format creato su YouTube, ndr) ci concentriamo su questo target, cerchiamo di toccare tanti temi e credo anche che questo sia il modo vincente per far comunicare generazioni che non parlano lo stesso linguaggio, o comunque, che non usano lo stesso tono».

Quali sono gli aspetti predominanti nel vissuto dei giovani di oggi?

«Un grande senso di disorientamento soprattutto in questo momento. Avere l’impressione di avere tantissime possibilità con l’uso dei social dà l’idea di avere moltissime scelte e questo agita e disorienta: è difficile trovare se stessi in un mondo in cui ci sono infinite possibilità, è come se ci fosse la percezione di perdere sempre qualcosa e c’è anche una paura che il meglio sia in un altrove. I social non sono luoghi per ciò che è più intimo, riflessivo, doloroso, siamo spinti a condividere la parte pastello della nostra casa e vedere degli altri i loro colori perennemente pastello genera tantissima ansia. Nessuno ci ha mai fatto una lezione per spiegarci che quello che vediamo sui social però non è sempre reale».

Quanto ha influito la didattica a distanza nell’acuire le difficoltà personali?

«Fortunatamente ho concluso la scuola prima di questo momento ma ho una sorella di 15 anni che fa didattica a distanza: è faticoso perché c’era già tanta distanza tra adulti e giovani, tra professori e studenti e questo modo di fare scuola è abbastanza complicato perché è fondamentale in un momento delicato come quello dell’apprendimento la vicinanza con i compagni, il senso di essere parte di qualcosa, di non essere solo, di sentire vicine altre persone».

C’è anche un’incapacità di esprimersi. Il Messaggero ha bandito un concorso letterario “Cosa è importante per me” per chiedere ai giovani quali sono i valori di riferimento. Quanto è utile? «In un momento in cui gli stimoli sono molto pochi perché dentro le quattro mura di casa, nonostante molti ragazzi siano davvero fantasiosi, tanti pensieri restano chiusi in testa, qualunque tipo di stimolo o incentivo a sperimentare qualcosa di nuovo, a confrontarsi con realtà nuove è fondamentale».

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