Maturità 2021, come sarà: unica prova orale e commissione interna. E quest'anno c'è il rebus prof

Maturità 2021, come sarà: unica prova orale e voto d'ammissione. E quest'anno c'è il rebus prof
di Lorena Loiacono
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Sabato 20 Febbraio 2021, 00:25 - Ultimo aggiornamento: 10:18

Un solo colloquio e la commissione esaminatrice tutta interna. L’impianto dell’esame di maturità resta esattamente uguale a quello dello scorso anno. Nulla è cambiato infatti a distanza di 12 mesi: le difficoltà della scuola sono ancora tutte lì e i disagi vissuti dagli studenti e dai docenti, purtroppo, non sono stati superati. Né per la didattica a distanza, con i problemi dell’online e della dispersione dei ragazzi, né per quella in presenza, fatta di turni e orari scaglionati difficili da applicare soprattutto nelle grandi città. 

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E così, per non penalizzare ulteriormente i ragazzi dell’ultimo anno delle scuole superiori, il neo ministro all’istruzione Patrizio Bianchi nelle ordinanze sull’esame di Stato, che verranno emanate solo dopo il parere del Consiglio superiore della pubblica istruzione, ha di fatto confermato l’esame del 2020: gli scritti non ci saranno e per l’orale gli studenti potranno preparare un elaborato, coordinato dai docenti.

Si parte il 16 giugno e, se i tempi saranno scanditi come l’esame di maturità del 2020, si riuscirà ad interrogare circa 4-5 candidati al giorno: gli orali quindi andranno avanti fino alla fine del mese di giugno. E qui potrebbero sorgere nuovi problemi, che invece un anno fa non c’erano: la mancanza dei professori. Quest’anno il ministro Bianchi, come indicato dal premier Draghi, sta valutando la revisione del calendario scolastico allungando le lezioni fino a fine giugno per recuperare le lezioni perdute. Un intervento che potrebbe interessare tutte le scuole, anche le elementari e le medie. 

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Ma chi ci sarà a far lezione in classe, alle medie e alle superiori, se parte dei docenti è impegnata negli esami di terza media e di maturità? Il presidente dell’Associazione nazionale dei presidi, Antonello Giannelli, sottolinea infatti l’incompatibilità dell’operazione con gli esami di Stato: «Nulla è deciso: allungare il calendario scolastico porterebbe pochi giorni di lezione in presenza in più. Ci sono state continue chiusure e aperture diversificate. La questione vera è l’efficacia e la qualità degli apprendimenti. Inoltre è piuttosto complicato prolungare il calendario scolastico e fare gli esami di Stato contemporaneamente perché i docenti sono gli stessi e abbiamo molti problemi anche a reperire supplenti». 

PERIODI SOVRAPPOSTI
I periodi infatti si sovrappongono nella seconda metà di giugno e non sarà semplice neanche convocare dei supplenti: quest’anno, come mai prima d’ora, le cattedre sono rimaste senza docenti anche fino a gennaio. Una soluzione su questo fronte dovrà essere trovata, altrimenti non ci sarà nessuno in classe a far recuperare le lacune degli studenti. Non potranno essere sostituiti i professori delle commissioni perché devono essere interni, perché sanno esattamente quali argomenti sono stati svolti durante l’anno e con quali difficoltà sono riusciti a portare avanti la didattica. Sulla revisione del calendario scolastico frenano anche i sindacati: Francesco Sinopoli, segretario di Flc Cgil, chiede «soluzioni diversificate». L’unica novità introdotta nell’esame di Stato rispetto allo scorso anno è la possibilità del consiglio di classe di non ammettere gli studenti con le lacune formative. Nel 2020 invece, viste le difficoltà, la possibilità di fare l’esame venne garantita a tutti. La Rete degli studenti medi aveva chiesto al ministero dell’istruzione di confermare l’ammissione all’esame per tutti ma così non sarà. 

Ed è questo ora l’aspetto più temuto visto che i ragazzi dell’ultimo anno, candidati alla maturità, arriveranno con i debiti formativi non potendo recuperare le carenze accumulate con lezioni a fine giugno, visto che saranno impegnati direttamente con l’esame di Stato. Secondo un sondaggio di Skuola.net la maggior parte dei candidati approva infatti l’esame con un’unica prova ma il 52% avrebbe preferito di nuovo il “tutti ammessi”. I timori dei ragazzi sono confermati dai dati diffusi dal XVIII Convegno di AlmaDiploma sugli esiti a distanza nell’anno della pandemia: il 74,3% degli intervistati pensa che la preparazione raggiunta con la didattica a distanza sia inferiore a quella che si sarebbe ottenuta andando a scuola e ritiene che la dad abbia accentuato le difficoltà di alcune fasce di studenti, che non hanno avuto l’accesso esclusivo ai dispositivi, generalmente più presenti tra i professionali e tra chi ha un background familiare meno favorito. 
 

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