Lockdown, a scuola ipotesi Dad dalla terza media in poi: la volontà di aprire si scontra con la realtà

Lockdown, a scuola ipotesi Dad dalla terza media in poi: la volontà di aprire si scontra con la realtà
di Lorena Loiacono
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Domenica 1 Novembre 2020, 07:12

Sono state le prime a dover chiudere, le scuole: era l'inizio di marzo, poi è arrivato tutto il resto. Ed è per questo che, nei mesi, la mancanza di lezioni in presenza si è fatta sentire, tanto. È stato un distacco completo che ha lasciato tutti a mani vuote: famiglie, docenti e studenti. Sarà per questo, allora, che non si aspettava altro che poter tornare tra i banchi, insieme, per ascoltare la lezione della maestra insieme ai compagni. Così è stato: la maggior parte degli istituti ha riaperto le sue aule il 14 settembre scorso, come in un anno scolastico qualunque, altre lo hanno fatto il 24. L'obiettivo comune era tornare in classe in sicurezza, trovare quell'equilibrio stabile per far convivere il diritto alla salute e il diritto, sacrosanto, all'istruzione. Ma da quella metà di settembre le cose sono cambiate. «La curva sta subendo una impennata così rapida che rischia di mettere in discussione la didattica in presenza» ha ammesso ieri il premier Conte. Le classi ormai si stanno svuotando, in alcuni casi non ne resta più nulla. Una delle ipotesi al vaglio della maggioranza sarebbe quella di spostare online la didattica dalla terza media in poi, soprattutto nelle Regioni con Rt più elevato: resterebbero in presenza, quindi, solo le scuole materne ed elementari, la prima e la seconda media.

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LA CURVA DEI CONTAGI
C'è chi dice che la curva dei contagi ha iniziato a salire proprio in coincidenza con la riapertura delle scuole e chi, invece, dati alla mano, ribadisce che le classi sono sicure, che i contagi avvengono fuori. Ma purtroppo comunque i contagi continuano a salire, chiudere le scuole torna di nuovo ad essere una strada da dover percorrere: prima poche Regioni alla spicciolata, poi l'ultimo (per ora) Dpcm di Conte che decide di spostare online almeno il 75% delle attività scolastiche degli istituti superiori. In meno di un mese si ritorna così alla didattica a distanza, alle classi chiuse e ai ragazzi che si collegano da casa. Quando ci riescono.

E poi, ancora, la carica delle Regioni che, trascinate dall'impennata dei contagi, estendono la didattica a distanza a tutte le classi delle scuole superiori che inevitabilmente chiudono. E non solo, visto che l'ipotesi di chiudere anche le scuole medie resterebbe una scelta delle singole Regioni. Intanto oggi in Campania, Puglia e Umbria sono chiuse tutte le scuole, anche quelle elementari e medie. Mentre in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Lombardia, Marche e Piemonte la didattica online riguarda il 100% delle scuole superiori e in tutte le altre regioni si va avanti con il 75% di attività da remoto. Vuol dire che, praticamente, solo un ragazzo su 4 entra in classe. E lo fa a turno, quindi per un solo giorno a settimana oppure per una settimana al mese. Si sta in classe in 5-6 compagni per volta mentre tutti gli altri seguono online da casa. Ma se la scuola non dispone di una rete adeguata a mandare in streaming la lezione, l'unica possibilità è di mandare a casa l'intera classe con i docenti che fanno lezione da casa. Ma, quando i turni li fa tutta la classe in blocco, le scuole sono deserte, si popolano solo tre o quattro aule per volta.

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C'è anche decide di portare i banchi in aula magna o in palestra mentre nei corridoi, raccontano i docenti, si sente l'eco. E così quella comunità, che si voleva proteggere, ne resta comunque sfilacciata. La maggior parte degli studenti resta a casa e rientra in classe solo quando gli altri non ci sono. I gruppi classe sono sempre più ristretti, gli orari sono sempre più complicati da gestire per le famiglie che si ritrovano a correre dietro alle giornate di presenza e da remoto: un figlio va a scuola il lunedì, l'altro invece ci va nella seconda settimana del mese. Nel frattempo c'è il computer da tenere sempre attivo, la connessione da verificare e il registro elettronico che scotta perché le scuole, spesso, pubblicano gli orari di settimana in settimana, quando va bene. Le famiglie devono adeguarsi, anche con il lavoro, mentre per gli studenti quell'unica giornata o settimana in classe rappresenta, all'atto pratico, una carrellata di interrogazioni e verifiche che i docenti, ovviamente, preferiscono fare in presenza. E in tutto questo ci sono i dirigenti scolastici e l'intero personale scolastico che, alle prese con lezioni tutte da riorganizzare, stanno per gettare la spugna. È scuola questa? Il Covid la sta decisamente mettendo a dura prova. C'è il dirigente scolastico che assicura: «Resto aperto fino all'ultimo secondo in cui mi è permesso di farlo». E c'è quello che invece alza le mani e dice «Non conviene più andare avanti così. Arrivati a questo punto è meglio concentrarsi su una buona didattica a distanza». Anche perché tra quarantene e auto-isolamenti i ragazzi in presenza sono sempre meno. La speranza è che ora, a distanza di 8 mesi, la didattica online sia più robusta ed efficace. Soprattutto se, come ipotizzato ieri, le lezioni potrebbero coinvolgere anche i ragazzi di terza media: hanno gli esami a fine anno e poi una scuola superiore da affrontare.

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