Scuola, il ministero: «I corsi di recupero partono». Ma i prof: «Dovete pagarci»

Covid, scuola: niente corsi di recupero. Prof in trincea: non ci pagano
di Lorena Loiacono
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Sabato 29 Agosto 2020, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 14:46

Niente recupero delle insufficienze, i corsi per gli studenti non partono. Sarebbero dovuti iniziare dal primo settembre, ma per ora  non c’è traccia. O quasi. Il motivo? Per i docenti non è prevista una retribuzione e gli istituti, ancora tutti da sistemare, non sono pronti ad accogliere i ragazzi. Si affronterà il problema dopo l’inizio della scuola. Ma il ministero dell’istruzione assicura che non c'è «nessun allarme, il recupero degli apprendimenti ci sarà, anche nei prossimi mesi».

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Corsi di recupero


L’idea di avviare i cosiddetti corsi di recupero per le scuole superiori nasce dalla necessità di riprendere quelle materie e quegli argomenti tralasciati durante la didattica a distanza, soprattutto per gli studenti in difficoltà che, a fine anno, sono stati ammessi alla classe successiva ma hanno avuto in pagella delle insufficienze. Non si tratta quindi dei corsi di recupero come quelli degli anni passati: innanzitutto perché non ci sono stati scrutini sospesi a giugno con i ragazzi tutti promossi e non ci sarà alcun esame a valutare gli studenti prima della promozione finale. E le lezioni di recupero non vengono finanziate come negli anni passati.

I corsi, nati con l’allora ministro all’istruzione Fioroni, hanno sempre avuto un finanziamento ad hoc: nel 2007 si trattava di 50 euro l’ora, a mano a mano le risorse sono andate scemando e quindi anche la quantità delle ore di lezione in più. Le scuole che possono si finanziamento anche con fondi propri. Ma quest’anno si tratta di un’altra procedura: il ministero dell’istruzione ha lanciato i Pia e Pai, vale a dire i Piani di integrazione degli apprendimenti e i Piani di apprendimento individualizzato, per sostenere gli alunni con maggiori carenze, accumulate anche durante la didattica a distanza. Ma nelle prime due settimane di settembre, quando si sarebbero dovuti avviare i corsi, i docenti che decidono di partecipare non vengono retribuiti perché svolgono “attività ordinaria”: così è stato comunicato dal ministero dell’istruzione con una circolare alle scuole, dopo diverse richieste di chiarimento da parte dei sindacati.

A questo punto non saranno molti quelli che decideranno di rientrare in presenza. Anche perché in questi primi giorni gli istituti sono alle prese con la ripartenza e non sono pronti a far entrare le classi in presenza. «Nel momento in cui si parla di attività ordinaria - spiega il presidente dei presidi del Lazio, dell’Anp, Mario Rusconi - il preside che vuole coinvolgere i docenti deve fare un ordine di servizio specifico, che renda obbligatoria la partecipazione. Ma è evidente che nessuno si sente di farlo, soprattutto adesso e con tutti i problemi che ci sono nelle scuole».

Dello stesso avviso anche la Uil scuola che si prepara ad una battaglia legale, impugnando la circolare ministeriale che andrebbe contro il contratto dei docenti: «Le ricadute dirette riguarderanno i dirigenti scolastici - spiega il segretario Pino Turi - lasciati a decidere se seguire la circolare del ministero, che non prevede pagamenti aggiuntivi, o seguire il contratto: chi, applicando la nota palesemente illegittima, si troverà a disapplicare il contratto, ne dovrà rispondere direttamente. Ci riserviamo quindi di adire il giudice, ma lo faremo dopo la partenza dell’anno scolastico, la legge ci da 60 giorni di tempo per farlo, in via amministrativa, e senza limiti al giudice ordinario, per consentire la riapertura delle scuole in presenza e in sicurezza». Per il momento quindi i corsi in presenza si svolgono a macchia di leopardo.
 

La nota del ministero dell'Istruzione



Il ministero dell’istruzione ha però assicurato: «Il recupero degli apprendimenti ci sarà. Comincerà dai primi di settembre: in alcuni casi in presenza, in altri, per il secondo grado, a distanza, a seconda dell'autonoma scelta delle singole scuole. Proseguirà anche durante i prossimi mesi, così come previsto dalle norme che regolano il nuovo anno scolastico, che sono il frutto della gestione del periodo di emergenza sanitaria vissuto dal Paese. Nessun allarme, dunque».

E ancora, sul tema dei compensi, il Ministero riprendendo la nota inviata alle scuole sottolinea: «Dall'1 al 14 settembre si potranno avviare i corsi perché i docenti sono già a scuola per l'attività ordinaria. La nota di chiarimento inviata agli istituti ricorda anche che il recupero degli apprendimenti non è un mero adempimento formale, ma nasce dalla necessità di garantire l’eventuale riallineamento degli apprendimenti dato il particolare anno scolastico vissuto da marzo a giugno dai nostri ragazzi. Lo sforzo compiuto lo scorso anno scolastico è stato considerevole ed è stato per molti versi esemplare di come comunità educanti coese abbiano dato una pronta risposta alla necessità di garantire, seppure in una situazione drammatica, il diritto all’istruzione, si tratta ora di recuperare ciò che si è inevitabilmente perso». Infine, in risposta ai sindacati sul piede di guerra, aggiunge: «I corsi ci saranno, malgrado le minacce di diffida».

Ma il problema non è solo economico: in questi giorni le scuole sono in piena programmazione e, soprattutto, sono ancora alla ricerca di aule aggiuntive e senza i nuovi banchi monoposto. Cattedre e vecchi banchi nei corridoi, prove generali di lezione in aula magna e misurazioni continue, centimetro alla mano, per capire come allestire le classi.

Tanti istituti infatti stanno ancora studiando come riaprire in sicurezza. «Come facciamo ad avviare le lezioni con i corsi in presenza il 1 settembre - chiede la preside Cristina Costarelli del liceo scientifico Newton di Roma - con le scuole ancora tutte da organizzare? Avvieremo i corsi durante l’anno scolastico, dopo il 14 settembre quando tutto sarà sistemato». Durante l’anno infatti i corsi potranno svolgersi come ore aggiuntive per i docenti, quindi verranno retribuiti per farlo. Ma non solo: molti dirigenti stanno pensando di fare questi corsi durante le normali ore di lezione senza ricorrere ad ore aggiuntive. «Facciamo già tanta fatica a garantire le ore standard mattutine - conclude Rusconi - figuriamoci come sarebbe possibile avviare i corsi anche di pomeriggio o comunque fuori orario. Quest'anno è tutto troppo complicato».

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