Scuola, Crisanti: «Se ci sarà aumento contagi rivedere misure di sicurezza»

Scuola, Crisanti: «Se ci sarà aumento contagi rivedere misure di sicurezza»
di Lorena Loiacono
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Lunedì 7 Settembre 2020, 12:47 - Ultimo aggiornamento: 20:01

Quasi 25mila contagi, suddivisi in tutta Italia, con picchi importanti nelle regioni del Nord come Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, ma anche nelle regioni del Centro Sud, come Lazio e Campania, finora solo parzialmente coinvolte dalla pandemia ma che adesso, dopo le vacanze estive, vedono crescere i contagi.

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Andrea Crisanti, professore ordinario di Microbiologia all’Università di Padova, i dati crescono e tra una settimana la maggior parte delle scuole italiane avrà già riaperto i battenti, che cosa potrebbe accadere?
Di sicuro i contagi continueranno a crescere, sta già accadendo ed il trend è questo.

Con la riapertura delle scuole aumenteranno ancora, sarà necessario capire come intervenire sulla scuola?
Sì, nei primi giorni di ottobre bisognerà valutare la portata dei contagi, per capire se l'aumento sarà allarmante o rientra nel cosiddetto "rischio accettabile".

A quel punto, qualora fosse allarmante, andrebbero riviste le misure di sicurezza da adottare a scuola?
Tra due settimane si vota, sarà un altro fattore di rischio?

Le misure di sicurezza ci saranno ma anche in questo caso il rischio c'è, è inevitabile: andranno osservati i numeri anche per le elezioni, per capire se le misure di sicurezza avranno avuto effetto.

I numeri di oggi, che crescono anche in regioni che non sono state investite dalla prima ondata, la preoccupano? 
All'inizio dell'epidemia il virus è stato localizzato: la sua forte presenza in Veneto, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna venne fermata tempestivamente con l'incremento delle misure contenitive, con il lockdown. In quel modo il virus venne messo nella condizione di avere minore capacità di trasmissione nei diversi territori. Oggi non è più così.

 


In che senso? 
Oggi il virus ha la possibilità di trasmettersi sull'intero territorio nazionale, lo sapevamo dall'inizio che sarebbe accaduto. I numeri più alti dei contagi infatti si registrano nelle regioni più densamente popolate: Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna ma anche Lazio e Campania. I contagi si muovono così.

C'è da alzare l'allerta? 
Secondo me i numeri sono ancora bassi rispetto a quelli delle regioni più colpite tra febbraio e marzo. Intendiamoci: non erano 1500 al giorno, come credevamo inizialmente, ma erano probabilmente anche qualche decina di migliaia. I dati di oggi comprendono tanti asintomatici o sintomatici lievi che nella prima fase non venivano contati.

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