Coronavirus, speranze da un farmaco giapponese. Ma l'Aifa frena: «Scarse evidenze scientifiche»

Coronavirus, speranze da un farmaco giapponese. Ma l'Aifa frena: «Scarse evidenze scientifiche»
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Domenica 22 Marzo 2020, 12:08 - Ultimo aggiornamento: 18:03

Un farmaco usato in Giappone per trattare nuovi ceppi influenzali si sarebbe rivelato efficace, si legge sul sito del Guardian, nei pazienti Covid-19 con sintomi lievi, e sarebbe anche utile per evitare che le condizioni dei malati si aggravino. Anche la Cina sta ora conducendo test con 340 pazienti coinvolti, e i risultati sarebbero “incoraggianti”; ma l'Aifa suggerisce estrema cautela: «Le evidenze scientifiche sono al momento scarse». 

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Zhang Xinmin, funzionario del Ministero cinese della scienza e della tecnologia ha detto ai giornalisti che il favipiravir, sviluppato da una compagnia della Fujifilm, «ha un alto grado di sicurezza ed è chiaramente efficace nel trattamento». I pazienti che sono stati trattati a Wuhan e Shenzhen sono diventati negativi al coronavirus dopo una media di quattro giorni, contro gli undici giorni di altri pazienti a cui era stato dato un altro trattamento. DI tutt'altro avviso però l'Agenzia italiana del farmaco, secondo la quale «ad oggi non esistono studi
clinici pubblicati relativi all'efficacia e alla sicurezza del farmaco» favipiravir (nome commerciale Avigan) «nel trattamento della malattia da Covid-19».

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«Favipiravir - spiega inoltre l'Aifa - è un antivirale autorizzato in Giappone dal marzo 2014 per il trattamento di forme di influenza causate da virus influenzali nuovi o riemergenti e il suo utilizzo è limitato ai casi in cui gli altri antivirali sono inefficaci. Il medicinale non è autorizzato né in Europa, né negli Usa». Relativamente all'impiego
anti-Covid, «sono unicamente noti dati preliminari, disponibili attualmente solo come versione pre-proof (cioè non ancora sottoposti a revisione di esperti), di un piccolo studio non randomizzato, condotto  in pazienti con Covid-19 non grave con non più di 7 giorni di insorgenza, in cui il medicinale favipiravir è stato confrontato
all'antivirale lopinavir/ritonavir (anch'esso non autorizzato per il trattamento della malattia Covid-19), in aggiunta, in entrambi i casi, a interferone alfa-1b per via aersol».

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Massima cautela, dunque. «Sebbene i dati disponibili sembrino suggerire una potenziale attività di favipiravir, in particolare per quanto riguarda la velocità di scomparsa del virus dal sangue e su alcuni aspetti radiologici -
evidenzia l'ente regolatorio nazionale - mancano dati sulla reale efficacia nell'uso clinico e sulla evoluzione della malattia. Gli stessi autori riportano come limitazioni dello studio che la relazione tra titolo virale e prognosi clinica non è stata ben chiarita e che, non trattandosi di uno studio clinico controllato, ci potrebbero essere inevitabili distorsioni di selezione nel reclutamento dei pazienti».

Domani, lunedì 23 marzo, la Commissione tecnico-scientifica dell' Aifa - precisa l'Agenzia in una nota - «riunita in seduta permanente» per «poter assicurare tempestivamente le migliori opzioni terapeutiche per il Covid-19 sulla base di solidi dati scientifici» si esprimerà in modo più approfondito rispetto alle evidenze disponibili per il medicinale favipiravir». L' Aifa è pronta alle vie legali contro chi diffonde false informazioni sul Covid-19, come nel caso del farmaco Avigan che secondo alcuni video che circolano in rete sarebbe efficace contro la malattia.

Il favipiravir (commercializzato con il nome di Avigan) è un derivato della pirazinecarbossammide che agisce sull'RNA di diversi virus. Nel 2016, era stato usato per combattere il virus ebola in Guinea. In caso di necessità, la compagnia giapponese fa sapere di disporre in magazzino di due milioni di dosi; ma è in grado di incrementare la produzione velocemente. Lo stesso farmaco viene ora anche prodotto in Cina, con il nome di Favilavir.
 

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