Il bagliore fantasma che avvolge il sistema Solare con la potenza di 10 lucciole: la scoperta grazie al telescopio Hubble

Utilizzati anche i dati della sonda New Horizons che ha sfiorato Plutone

Il bagliore fantasma che avvolge il sistema Solare con la potenza di 10 lucciole: la scoperta grazie al telescopio Hubble
di Mario Landi
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Venerdì 9 Dicembre 2022, 14:38

Ora da una parte è bello e persino poetico che la Nasa giochi sul paradosso: da una parte il nero assoluto del cosmo infinito, dall'altra la luce, fioca assai, che possono emettere 10 lucciole. Sì, dieci lucciole quando si calcola che ne servano quaranta delle più "potenti" per rendere la luce di una candela in una stanza buia. In mezzo a quei due mondi sideralmente opposti ci sono le stelle che brillano di luce propria e i satelliti e gli asteroidi e le comete che, se non precipitano verso la Terra arroventandosi, riflettono la luce altrui.

Ma come orientarsi? Che cosa può allora rappresentare la luminescenza di 10 lucciole stagliata nella vastità dell'universo? Qualcosa evidentemente rappresenta: la meraviglia è rilevabile dal telescopio Hubble della Nasa e dell'Esa che dal 1990 orbita attorno alla terra a quota 550 chilometri. E sarà perché le lucciole risplendono grazie a una proteina chiamata Luciferina ecco che salta fuori l'inquietante e affascinante storia del "bagliore fantasma" che avvolge il sistema Solare.

Il bagliore fantasma

Gli astronomi hanno lavorato per sottrazione utilizzando qualcosa come 200mila immagini scattate da Hubble: ad essehanno sottratto  il bagliore di pianeti, stelle, galassie e dalla polvere nel piano del nostro sistema solare (chiamata luce zodiacale ). 

E dopo aver "eliminato" tutto questo "inquinamento luminoso", si legge sul sito della Nasa in un articolo curato da Claire Andreoli  e Ray Villard, i ricercatori hanno un residuo di luce eccesso di luce assai debole "equivalente al bagliore costante di 10 lucciole sparse in tutto il cielo. È come spegnere tutte le luci in una stanza chiusa e trovare ancora un bagliore inquietante proveniente dalle pareti, dal soffitto e dal pavimento".

La traduzione, a scanso di equivoci, è letterale

I ricercatori scrivono che una possibile spiegazione per questo bagliore residuo è che il nostro sistema solare interno contenga una tenue sfera di polvere proveniente da comete che stanno cadendo nel sistema solare da tutte le direzioni e che il bagliore sia allora la luce del Sole che si riflette su questa polvere. Se confernato come reale reale, questo guscio di polvere potrebbe ampliare gli elementi dell'architettura già nota del sistema solare.

E qui entra in gioco la sonda spaziale New Horizons della Nasa che in questi  anni ha sfiorato Plutone (2015) e gli asteroidi della fascia di Kuiper (2018) e ora sta fecendo rotta verso lo spazio interstellare. Le misurazioni di New Horizons sono state effettuate a una distanza compresa tra i 6 miliardi e gli 8 miliardi di chilometri dal Sole: siamo quindi ben lontani da pianeti e asteroidi e quindi dalla contaminazione da polvere interplanetaria.

New Horizons ha rilevato qualcosa di un po' più debole che apparentemente proviene da una fonte più distante di quella rilevata da Hubble. Anche la fonte della luce di fondo vista da New Horizons rimane inspiegabile. Esistono numerose teorie che vanno dal decadimento della materia oscura a un'enorme popolazione invisibile di galassie remote.

"Se la nostra analisi è corretta, c'è un'altra componente di polvere tra noi e la distanza in cui New Horizons ha effettuato le misurazioni.

Ciò significa che si tratta di una sorta di luce extra proveniente dall'interno del nostro sistema solare", ha affermato Tim Carleton, dell'Arizona State University (Asu).

"Poiché la nostra misurazione della luce residua è superiore a New Horizons, pensiamo che sia un fenomeno locale che non è molto al di fuori del sistema solare. Potrebbe essere un nuovo elemento per i contenuti del sistema solare che è stato ipotizzato ma non misurato quantitativamente fino ad ora", ha detto Carleton.

L'astronomo veterano di Hubble Rogier Windhorst, anch'egli dell'Asu - si legge sempre nell'articolo della Nasa e su The Astronomical Journal e The Astrophysical Journal Letters - ha avuto per primo l'idea di assemblare i dati di Hubble per andare alla ricerca di "luce fantasma". 

"Più del 95% dei fotoni nelle immagini dell'archivio di Hubble proviene da distanze inferiori a 4,5 miliardi di chilometri dalla Terra, ma finora non erano sembrati interessanti. Invece questi fotoni del cielo contengono informazioni importanti che possono essere estratte grazie alla capacità unica di Hubble di misurare i deboli livelli di luminosità con alta precisione".

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