Processi lenti, in gioco i fondi del Pnrr: per una sentenza 1.167 giorni (la media Ue è 121)

Mercoledì 25 Gennaio 2023, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 00:28

LE RIFORME

Nel 2019 la riforma Bonafede aveva tentato di ridurre l’incidenza della prescrizione dei reati che in appello aveva raggiunto il 25%. Ma il blocco della prescrizione con la sentenza di primo grado, provocava inevitabilmente un ulteriore allungamento dei tempi nei successivi gradi di giudizio. Da qui l’intervento del governo Draghi, nel nuovo contesto del Pnrr che richiede al contrario una drastica riduzione. Per questo è stata introdotta la previsione dell’improcedibilità per superamento di termini di durata massima di quei giudizi, individuata in due anni, per l’appello, e in un anno per la Cassazione (a meno che non ci sia la previsione di un sistema di eccezioni, di proroghe e sospensioni dei termini). Ma la nuova norma scarica la responsabilità sui giudici di appello o di Cassazione. I primi risultati dovuti all’intervento normativo possono già essere quantificati. Perché nel primo semestre del 2022, i tempi sono diminuiti. Con percentuali che raggiungono circa il 15% in appello e in Cassazione. Anche grazie all’assunzione di migliaia di giovani addetti all’ufficio per il processo, entrati in organico con fondi Pnrr.

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