Autonomia, tutte le falle della riforma: la legge quadro riporta in vita le vecchie intese

Giovedì 19 Gennaio 2023, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 11 Settembre, 10:33

Le garanzie mancanti/Il Parlamento messo all’angolo, avanti coi Dpcm

Sull’autonomia c’è fretta. Tanta. È come se si trattasse di un’emergenza nazionale. Prendiamo i Lep che, come detto, vanno solo «definiti» per poter procedere al trasferimento di risorse alle Regioni del Nord. Per fare presto si andrà avanti a colpi di Dpcm, decreti del presidente del Consiglio. Come faceva Giuseppe Conte durante la pandemia. Sui Dpcm, del resto, il Parlamento non può mettere bocca e nemmeno la Corte Costituzionale, essendo atti amministrativi. Dei diritti fondamentali dei cittadini se ne potranno occupare al massimo i Tar. Ma il passo di carica non riguarda solo i Lep, ma anche il percorso disegnato dalla legge quadro per arrivare all’autonomia. Un passo ogni 30 giorni: le Regioni trasmettono la richiesta al governo: 30 giorni al Tesoro per individuare le risorse finanziarie da assegnare. Poi si avvia la trattativa. Una volta scritta, l’intesa va trasmessa alla Conferenza unificata che ha, di nuovo, 30 giorni per dare un parere. Ottenuto il parere toccherà alla Commissione parlamentare per le questioni regionali: altri 30 giorni per esaminare il testo ed esprimere un giudizio sempre non vincolante. A questo punto si passerà all’intesa definitiva, che potrà tenere conto o meno dei vari pareri. Siglata l’intesa, questa andrà trasmessa al consiglio dei ministri che, di nuovo, avrà 30 giorni per deliberare un disegno di legge di approvazione da trasmettere alle Camere. Che a quel punto potranno solo prendere o lasciare senza poter modificare nulla.

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