Covid, visite bloccate per il virus: 9 mesi per una ecografia, crollano le diagnosi salva-vita

Visite bloccate per il Covid: nove mesi per una ecografia, crollano le diagnosi salva-vita
di Laura Bogliolo
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Lunedì 26 Ottobre 2020, 07:42 - Ultimo aggiornamento: 16:08

Si arriva a 7 mesi di attesa per una risonanza, a 9 per un ecocardiogramma o un'ecografia, mentre si arriva anche un anno per le visite specialistiche (reumatologiche, ginecologiche ad esempio). Per i bimbi prendere un appuntamento dal pediatra diventa una corsa a ostacoli anche se c'è di mezzo uno screening oncologico. La durissima denuncia arriva da un dossier della Uil Lazio che ha monitorato l'andamento delle visite e intervistato medici di base e altri professionisti. Il quadro che emerge è allarmante e tratteggia un servizio per lo più concentrato sui malati di Covid, mentre le altre patologie, anche quelle oncologiche, non verrebbero curate così come si dovrebbe. Problemi enormi quindi per la prevenzione e le diagnosi. Secondo la relazione oltre il 50% di visite specialistiche in meno e della preoccupazione crescente dei medici per «l'aggravarsi di molte patologie di cui - dicono - gli effetti si vedranno nei prossimi anni. Basti pensare alle cardiopatie e alle malattie dell'apparato cardiovascolare in genere».

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Nell'ultima settimana le visite specialistiche «sono calate del 10% secondo i dati della Regione - afferma il segretario generale della Uil del Lazio, Alberto Civica - dati però estremamente frammentari e non più comparabili perché si fermano alle ultime cinque settimane e non registrano uno storico». Civica riporta nel dossier le dichiarazioni di alcuni pediatri in particolare, secondo i quali si sta tralasciando la cura della salute mentale dei giovanissimi, in un momento così critico. «E invece - dicono i pediatri secondo Civica - proprio in questo periodo ci sarebbe maggiore bisogno, l'assistenza serve perché il covid sta creando moltissimi problemi agli adolescenti e andrebbero seguiti più di prima». Problemi anche per «prenotare una visita di controllo o un test per difficoltà di apprendimento, disturbo dell'attenzione, difficoltà mnemoniche».

Ragiona il sindacato: è chiaro che le attese di mesi per le visite specialistiche spingono gli utenti a rivolgersi a esami in intramoenia, a pagamento quindi. Solo così l'attesa si riduce a una settimana per una risonanza, o a cinque giorni per un ecocardiogramma.

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Le difficoltà, secondo il sindacato, iniziano da quando si prova a chiamare il Cup (il centralino) per prenotare la visita: la linea è sempre occupata. Si scopre poi che «a nulla sembra servire l’urgenza indicata sulla prescrizione medica della lettera B che invece dovrebbe garantire la prestazione entro dieci giorni. Ma - dice il sindacato - la risposta dell’operatore è sempre la stessa: “ci dispiace, la lista per la B è completamente esaurita” e i tempi rimangono quelli indicati». Vengono segnalati problemi anche per i tamponi che dovrebbero iniziare a fare i medici di base. Secondo quello che riporta la Uil gli ambulatori non rispettano le misure per evitare il contagio (non c’è un doppio accesso ad esempio).

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Non solo: l’impegno con i tamponi sottrarrebbe il lavoro dei medici di base a favore dei malati non Covid. Critiche fortissime anche contro i costi del test sierologico presso «i laboratori privati, inseriti tra l’altro nella lista delle strutture autorizzate dalla Regione, dove si è passati dai 35 euro di maggio ai 60 attuali». Ci sarebbero problemi anche nelle modalità di accesso agli ospedali: «Per accedere all’Umberto I è sufficiente la misurazione della temperatura se si è a piedi, mentre via libera se si varca il cancello in macchina. Situazione analoga al San Camillo- Forlanini. Al Santo Spirito si viene indirizzati verso il check point che però sta già all’interno dell’ospedale». Secondo Civica infine «dare la possibilità soprattutto ai consultori al momento semi vuoti di effettuare i tamponi o i test rapidi per il covid potrebbe essere una buona soluzione» per ridurre le file ai drive-in.

 

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