Covid, la storia di Eugenia: «Sono un medico nero che non si fidava del vaccino, ecco cosa mi ha fatto cambiare idea»

Covid, la storia di Eugenia: «Sono un medico nero che non si fidava del vaccino, ecco cosa mi ha fatto cambiare idea»
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Sabato 23 Gennaio 2021, 12:26 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 14:23

«Sono un medico nero che non si fidava del vaccino Covid. Ecco cosa mi ha fatto cambiare idea». Inizia così la lettera appello della dottoressa Eugenia South, diventata virale in questi giorni in America. La donna, che ha postato sul suo profilo Twitter la sua foto mentre viene vaccinata, racconta cosa l'ha spinta a cambiare opinione.

«Dieci anni fa mio suocero è caduto a quattro metri dalla cima del suo rimorchio - scrive Eugenia -  Solo dopo aver guidato per 35 miglia fino a casa e aver fatto la doccia, è finalmente andato al pronto soccorso.

Nonostante avesse cinque costole rotte, fu dimesso. Tornò dal medico con difficoltà respiratorie, ma ci sarebbero volute diverse visite (durante le quali i sintomi venivano eliminati e i risultati dei test interpretati erroneamente) per diagnosticare il liquido intorno ai polmoni e al cuore. Ha avuto bisogno di un intervento chirurgico e ha subito un arresto cardiaco postoperatorio. La sua sopravvivenza è un miracolo».

E ancora: «Per tutto il tempo, la nostra famiglia è rimasta vigile sulle cure mediche di mio suocero. Abbiamo osservato attentamente le sue interazioni con i medici per garantire che il suo dolore fosse adeguatamente trattato, i sintomi presi sul serio e le istruzioni per la dimissione spiegate bene. Siamo neri e sappiamo che questi standard non sono sempre garantiti per noi. Sono un medico e ho visto pazienti neri trattati con mancanza di rispetto; le loro preoccupazioni e i lori sintomi sono stati spesso messi da parte: ho riflettuto su questa complessa relazione tra razzismo e sfiducia mentre valutavo se fare il vaccino Covid-19. In qualità di medico di medicina d'urgenza con esposizione regolare a pazienti con Covid-19, sapevo che avrei avuto la priorità per la vaccinazione. Tuttavia, per molti mesi, sono stato decisamente contraria a essere tra i primi a ottenere il siero. Così ho aspettato di vedere come gli altri hanno reagito al vaccino. Ero diffidente nei confronti del sistema a cui ho dedicato quasi due decenni della mia carriera».

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Poi la dottoressa ha scritto: «Per essere chiari, non sono scettica sui vaccini: i miei tre figli sono completamente vaccinati e faccio diligentemente il mio vaccino antinfluenzale anno dopo anno. Ma avevo seri dubbi sulla velocità del processo di sviluppo del vaccino Covid-19, che mi sembrava uno strumento politico che l'allora presidente Donald Trump stava cercando di utilizzare per vincere la rielezione. Come ci si può fidare di un vaccino sviluppato sotto un presidente che ha mostrato ripetuti atti di razzismo e che ha attivamente abilitato i gruppi della supremazia bianca? In tutto il paese, molti americani stanno lottando con preoccupazioni simili».

«La mia ultima preoccupazione era il rischio di un effetto collaterale a lungo termine raro, grave e tuttavia non documentato del vaccino. Lo studio Pfizer ha seguito le persone solo per due mesi. Ma sono stata rassicurata nell'apprendere che, per i vaccini in generale, le reazioni avverse si verificano più comunemente nei primi giorni o settimane dopo la vaccinazione. Ho soppesato queste incognite rispetto ai rischi di contrarre il coronavirus: morte, una degenza ospedaliera prolungata o, e forse più convincente per me, le complicazioni persistenti e non rare a lungo termine sempre più documentate dello stesso Covid-19: nebbia del cervello, difficoltà respirazione, estrema stanchezza, depressione. La scelta è diventata chiara. Avrei preso il vaccino».

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Normalizziamo l'esitazione a prendere un nuovo vaccino. Lo scetticismo è particolarmente importante per i neri, ma è tempo di aver fiducia. E se te lo stai chiedendo, sì, mio ​​suocero si è appena iscritto per fare il suo vaccino». 

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