Covid, morta a Napoli dopo il parto. Il marito: «In ospedale rubati fede, anello e cellulare»

Covid, morta a Napoli dopo il parto, il marito: «In ospedale rubati fede, anello e cellulare»
di Ornella Mincione
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Giovedì 16 Settembre 2021, 07:52 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 14:13

Una denuncia dolorosa, quella di Alfonso Vozza, marito di Palma Reale, 28enne di San Prisco, positiva al Covid, deceduta qualche giorno fa dopo aver dato alla luce il suo quarto bimbo: «Quando ho chiesto che mi venissero restituiti gli effetti personali di mia moglie, mancavano il telefono cellulare, la fede e un anello “solitario” che le avevo regalato quando è nata la nostra prima figlia. Guarda caso, però, l’anello che invece non valeva niente, quello che Palma portava sempre alla mano destra, l’ho trovato nel sacchetto insieme con il resto degli oggetti di poco valore». Da qui l’avvio di un’azione legale: «Ho denunciato il reparto di Terapia intensiva del Policlinico di Napoli dove mia moglie è morta - aggiunge Alfonso Vozza - Non è giusto aver subito anche questo dolore. È disumano. Mi domando con quale coraggio si possa commettere un’azione così crudele». 

«Oggetti - dice Vozza - che oltre a quello materiale, avevano un gran valore sentimentale. La fede, e poi l’anello che le avevo regalato in occasione del primo parto, il telefono con le foto e i video di tutta la famiglia. Sono più distrutto di prima». Naturalmente alla consegna del sacchetto, il marito ha chiesto agli operatori sanitari spiegazioni in merito alla scomparsa di quegli oggetti: «Mi hanno risposto che nel piegare le lenzuola, e mettere in ordine, è probabile che li abbiano gettati nella pattumiera.

Mi sembra davvero assurdo. Ed è ancora più assurdo che tra le cose buttate via non ci sia stato l’anello di bigiotteria». 

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Una vicenda drammatica, quella della giovane Palma, non vaccinata, che ha preso il via lo scorso 18 agosto quando la donna, incinta di otto mesi e mezzo, è stata accompagnata al pronto soccorso dell’ospedale di Caserta perché avvertiva sintomi molto simili a quelli dell’infezione da Covid. Dopo una visita ginecologica, e la risposta positiva al tampone molecolare, Palma è stata dimessa ma non trasferita in una struttura dedicata alle gravide positive perché - stando alla versione dei camici bianchi - non presentava parametri tali da rendere necessario un ricovero. Ed è su questo diniego che il marito punterà il dito, attraverso i propri legali, con la richiesta di un’autopsia. Palma, quindi, fa ritorno a casa ma continua a stare male. Gli operatori del 118, chiamati tre volte, rassicurano la giovane coppia. Ma in pochi giorni la situazione peggiora. Da qui la decisione di andare al policlinico Federico II di Napoli. È in questa struttura che Palma porta a termine la gravidanza e nasce il suo quarto bimbo. La prima ha cinque anni, poi due gemelli di tre. Il decorso non è dei migliori e Palma viene trasferita in terapia subintensiva, poi in quella intensiva dove è morta. 

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Una storia tragica. Alfonso, trent’anni, elettricista, ora è solo con quattro bambini. Dallo scorso luglio si erano trasferiti a Liberi, da San Prisco, dove invece avevano vissuto fino ad allora. E adesso si trova costretto a vendere la nuova casa e a tornare dai propri genitori che possono dargli una mano nel difficile compito di crescere quattro bimbi così piccoli. Ora l’ennesimo dolore per la sua famiglia: il furto, denunciato anche sui social dalla sorella di Palma, Maria. Un furto particolarmente odioso perché si tratta degli oggetti più cari che appartenevano alla giovane madre. Alfonso ha deciso di avviare un’azione legale nei confronti dell’ospedale universitario napoletano. Sarà a questo punto compito dei magistrati capire effettivamente cosa sia successo e chi abbia portato via gli effetti personali di Palma. 

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