Infermiera No vax di nuovo in corsia: «Ho rischiato con il Covid ma non mi sarei vaccinata»

Ormai sul punto di cambiare lavoro, la notizia dell'immediato reintegro. Il ritorno in reparto vissuto come una liberazione

Infermiera no vax di nuovo in corsia
di Giulia Soligon
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Mercoledì 2 Novembre 2022, 18:49 - Ultimo aggiornamento: 3 Novembre, 14:53

Ha rischiato la vita con il Covid, ma ha scelto di non vaccinarsi perché la sua libertà era (e resta) più importante. E soprattutto perché non ha paura di morire. È la storia di Anna, infermiera di 54 anni, che dopo otto mesi di sospensione torna in corsia. Come lei altri operatori sanitari che, nonostante la mancata vaccinazione contro il virus Sars-CoVd-2, ora possono rientrare in reparto grazie al provvedimento del Governo Meloni per il reintegro anticipato.

«Ero ormai disposta a cercare altro nella vita.

Ma non mi sarei assolutamente vaccinata» racconta l'infermiera di un ospedale milanese che ha chiesto - ai microfoni di Adnkronos Salute - di usare un nome fittizio per mantenere privata la sua identità.

Ora si prepara per il turno, ma la sua posizione sull'argomento è sempre stata irremovibile, anche quando si è ammalata di Covid. «Sulla base dell'infezione avuta sono stata reintegrata. Adesso ero in attesa di nuovo di sospensione, ma rientravo in quei casi finiti un po' in stand by perché non era chiara per gli Ordini la linea da seguire». L'astensione all'inoculazione va però circoscritta. Il suo no, infatti, sarebbe solo per questo e non per gli altri vaccini, ai quali avrebbe invece aderito.

Contentezza è la sensazione provata ora, condita anche da un pizzico di soddisfazione verrebbe da aggiungere, dal momento che la caduta dell'obbligo vaccinale arriva come la riconquista di una libertà soffocata. «Io volevo solo essere libera» sono le sue parole. «Ognuno doveva essere libero di fare ciò che voleva. Dal mio punto di vista era palese che la cosa fosse pilotata pro-vaccino fin dall'inizio. Quando tu impedisci ai medici di mettere in atto delle soluzioni terapeutiche ed emetti un protocollo che dice 'tachipirina e vigile attesa', è chiaro che questo significava che i pazienti arrivano in ospedale in insufficienza respiratoria e tanti morivano».

Infatti niente paracetamolo e monitoraggio per lei, che quando ha contratto il Covid ha scelto di adottare tutt'altra terapia. «Sono stata curata a casa con Ippocrate" spiega citando l'associazione di Mauro Rango, più volte al centro delle polemiche per aver proposto cure domiciliari non autorizzate da enti regolatori e autorità sanitarie.

Libera, dunque, di voler decidere per la propria salute, altrettanto ha chiesto alla figlia 22enne. «Stava facendo un corso e le ho detto: non cercare neanche lavoro per ora, tanto non lo trovi, ti richiedono l'obbligo. Sono stata disposta a mantenerla disoccupata piuttosto che farla vaccinare. E lei non ha viaggiato, non ha fatto un po' di cose, ma alla fine è stata d'accordo. Mio marito invece ha fatto una dose. Si è arreso: io la faccio, mi ha detto. Doveva lavorare. L'ho lasciato libero pur dicendogli: per me puoi non farla, ci arrangeremo. Non è un operatore sanitario e, quando è scaduto il suo Green pass, lì mi sono imposta: non fare niente e basta, una dose è anche troppo. Poi le cose hanno preso una piega direi giusta, un po' come l'acqua trova la sua via».

Ed è con un'altra immagine sull'acqua che Anna si dice pienamente convinta che «le cose verranno a galla e piano piano stanno venendo». Indipendentemente da come si evolverà la questione, sopra tutto e tutti c'è il rispetto reciproco tra colleghi. «Devo dire che sono stata anche rispettata. In tanti non condividevano, ma erano abbastanza per la libera scelta. Dicevo solo: siete intelligenti, lavorate nella scienza. Tanti però hanno dovuto farlo il vaccino, per lo stipendio. Ho fatto notare solo che, se avessimo detto tutti no, la cosa sarebbe morta lì. Invece è stato fatto. Perché comunque tu non potevi lavorare, non percepivi stipendio, non potevi viaggiare, non potevi essere libero. Io sono libera se posso fare quello che voglio, non perché posso prendere un aereo. La mia libertà è altro e non scendo a patti».

 

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