Neonato gettato in un cassonetto davanti a un cimitero: corsa contro il tempo per salvare il piccolo Giorgio

Anna Tarabini, Giorgia Cavallaro e Marco Marangon, il medico, l'infermiera e l'autista dell'equipaggio del 118 che hanno salvato la vita al neonato abbandonato a Rosolina, in provincia di Rovigo
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Mercoledì 24 Aprile 2019, 10:26 - Ultimo aggiornamento: 27 Febbraio, 04:44

I genitori l'hanno abbandonato in un cassonetto e così per il nome, Giorgio, hanno scelto quello dell'infermiera che per prima ha preso in braccio il neonato gettato in un cassonetto davanti a un cimitero. Il piccolo è stato ritrovato in mattinata a Rosolina Mare, in provincia di Rovigo. È insieme triste e gioiosa la storia che ha coinvolto oggi i professionisti del Suem 118 provinciale dell'Azienda Ulss 5 polesana, i carabinieri del Comando di Adria e una signora ultrasettantenne a Rosolina, località costiera della provincia di Rovigo.

Il piccolo ma forte piccolino, pesante poco meno di tre chili, lungo 47 centimetri, era in una borsa sportiva nei pressi di un bidone dell'immondizia e a una fontanella, poco fuori del cimitero di Rosolina, ed era nato da meno di tre ore. Un'anziana che si stava recando al cimitero, intorno alle ore 9.30, ha udito i suoi vagiti e si è spaventata; non sapendo come comportarsi, ma intuendo di che cosa si trattasse, ha chiamato il 118 e i carabinieri.

In appena otto minuti è arrivata un'ambulanza: i sanitari hanno prelevato dal bidone la sacca - un porta racchette da tennis di colore rosso - scoprendo il neonato, con placenta e meconio ancora addosso. Si muoveva e aveva un bel colorito roseo. Non è da escludere che la madre lo avesse partorito nelle vicinanze, prima di disfarsene.

L'infermiera, Giorgia Cavallaro, ha coperto subito il piccolo che era cianotico, in condizioni di ipotermia nonostante la giornata tiepida; l'ambulanza, con a bordo il medico Anna Tarabini e l'autista Marco Marangon, a sirene spiegate è corsa all'ospedale di Adria, affidando il neonato alle cure degli specialisti neonatali. Il timore era che il piccolo fosse già morto ma «per fortuna - ha riferito Anna Tarabini - quando siamo arrivati abbiamo sentito il primo vagito poi ci siamo accertati che stava bene, l'abbiamo asciugato e riscaldato, incominciava ad avere un principio di ipotermia alle mani e ai piedi. È stata una gioia incredibile. Ma dall'altro lato c'è anche lo sconforto: quel bambino è stato abbandonato».


«L'ho preso in braccio - ha riferito Giorgia - lui ha aperto gli occhi, mi ha guardato, gli ho fatto una carezza sul minuscolo viso, lui ha cercato subito con la bocca il mio dito. Aveva fame. E per tutto il viaggio ha succhiato il mio dito, mentre me lo tenevo stretto al petto. Non lo ha lasciato più». E Giorgio ha poi fatto la sua prima poppata abbondante in ospedale, accudito da medici e infermieri in Neonatologia.

«L'azienda ospedaliera - ha detto Antonio Compostella, dg dell'Ulss 5 - è felice per l'esito dell'intervento e della risoluzione di una situazione grave e dolorosa che nasconde dietro altre criticità. Sicuramente l'emergenza è stata risolta con prontezza, salvando la vita al bambino». I carabinieri del Nucleo investigativo di Rovigo, comandati dal maggiore Nicola Di Gesare, informata l'autorità giudiziaria, hanno avviato le indagini per rintracciare la madre del piccolo Giorgio.


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Il piccolo è stato trovato nudo e ancora con il cordone ombelicale: è stato chiamato Giorgio, dal nome di una delle infermiere, Giorgia, che lo ha preso in cura.



 

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