Il Covid visto da dentro l'ospedale fa ancora più paura. «Quando sono entrato in questa terapia intensiva, cinque giorni fa, eravamo 16, per lo più ultrasessantenni. Oggi siamo 54, in prevalenza 50/55enni. A parte me, e un'altra decina di più fortunati, sono tutti in condizioni assai gravi: sedati, intubati, pronati. Bisognerebbe vedere, per capire cosa significa tutto questo. Ma la gente non vuole vedere, e spesso si rifiuta di capire». Così il direttore de La Stampa, Massimo Giannini, nel suo editoriale apparso questa mattina sul quotidiano stesso racconta la sua esperienza in terapia intensiva dopo il contagio del virus, «Oggi “festeggio” quattordici giorni consecutivi a letto, insieme all'ospite ingrato che mi abita dentro - fa sapere Giannini -. Gli ultimi cinque giorni li ho passati in terapia intensiva, collegato ai tubicini dell'ossigeno, ai sensori dei parametri vitali, al saturimetro, con un accesso arterioso al braccio sinistro e un accesso venoso a quello destro».
Oggi “festeggio” 14 giorni consecutivi al letto con il #COVID19, di cui gli ultimi 5 in terapia intensiva. Sono circondato di persone che soffrono e lottano per la vita: sedate, intubate, pronate. Questo è il virus: ricordiamocelo. Il mio editoriale su @LaStampa LaStampa pic.twitter.com/GealynpY2O
— Massimo Giannini (@MassimGiannini) October 18, 2020
«Così te lo fai raccontare dai medici, dagli anestesisti, dai rianimatori, dagli infermieri, che già ricominciano a fare i doppi turni perché sono in superlavoro, bardati come sappiamo dentro tute, guanti, maschere e occhiali - prosegue -. Non so come fanno. Ma lo fanno, con un sorriso amaro e gli occhi: a marzo ci chiamavano eroi, oggi non ci si fila più nessuno. Si sono già dimenticati tutto…¯.
Covid, Massimo Giannini positivo: «Attenti, il virus c'è: usiamo tutte le precauzioni»