Preoccupazione per l’aumento di casi di listeriosi alimentare in Italia. Il focolaio è partito da una azienda che produce wurstel di carne avicola commercializzata con differenti marchi. Tutte le confezioni sono state individuate e ritirate dal mercato. L’allarme è stato rilanciato anche sulla piattaforma dell’Unione europea e, ad esempio, ieri anche in Spagna è stato diffuso l’elenco dei prodotti a rischio.
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SCENARIO
Ad oggi, secondo gli ultimi dati in possesso al Ministero della Salute, i morti sono stati 3 e i ricoverati 61.
La listeria è rara. In linea di massima, la contaminazione riguarda soprattutto i prodotti alimentari “ready to eat”, che mangi senza cucinare. Nhs (il servizio sanitario del Regno Unito) indica come alimenti in cui è possibile la diffusione del batterio: «Affettati e salumi cotti; pesce affumicato e crostacei cotti; formaggi a pasta molle; paté; panini e insalate pre-preparati; frutta già preparata; latte non pastorizzato; latticini a base di latte crudo». Sulle confezioni dei wurstel in effetti c’è scritto che vanno cucinati, ma nell’uso comune questo non avviene quasi mai. In generale il batterio «può essere presente nel suolo, nell’acqua e nella vegetazione e può contaminare diversi alimenti come, latte, verdura, formaggi molli, carni poco cotte, insaccati poco stagionati. La principale via di trasmissione per l’uomo è quella alimentare. Bambini e adulti sani possono essere occasionalmente infettati, ma raramente sviluppano una malattia grave a differenza di soggetti debilitati, immunodepressi e nelle donne in gravidanza in cui la malattia è più grave».
INDAGINI
I sintomi sono febbre a 38, forme influenzali o gastroenteriche, nella maggior parte dei casi si risolve tutto senza gravi problemi, ma nelle persone più deboli e nei soggetti più a rischio purtroppo possono esserci anche decessi. Come detto, la segnalazione del focolaio italiano è stata pubblicata sul Rasff, la rete europea di allerta alimentare. Quando sono stati registrati i primi casi, legati a quel determinato ceppo (Listeria ST 155), le ipotesi iniziali aveva fatto risalire l’origine della diffusione a un formaggio. Successivi approfondimenti hanno consentito di risalire allo stabilimento in cui si producevano questo tipo di wurstel. L’azienda è intervenuta e ha messo in sicurezza la produzione. Secondo l’Istituto superiore di sanità l’ultimo focolaio di listeriosi in Italia è stato trovato tra maggio 2015 e gennaio 2016 nella province di Pesaro e Urbino, Ancona e Macerata. In quel caso i decessi furono due. «Le indagini epidemiologiche e microbiologiche effettuate fino ad oggi, hanno rilevato come verosimile veicolo dell’infezione un prodotto a base di carne denominato “coppa di testa”».