Attesa di 10 ore in pronto soccorso con polmonite bilaterale, anziana ai medici: «Mandatemi a morire a casa»

La vicenda a Eraclea, Venezia. L'85enne dopo una giornata in attesa ha chiesto di essere dimessa

Attesa di 10 ore in pronto soccorso con polmonite bilaterale, anziana ai medici: «Mandatemi a morire a casa»
di Giuseppe Babbo
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Lunedì 9 Gennaio 2023, 11:32 - Ultimo aggiornamento: 18:38

ERACLEA - «Dieci ore di attesa in Pronto soccorso per una paziente di 85 anni ai quali i medici avevano diagnosticato una polmonite bilaterale, al termine delle quali la donna ha chiesto di lasciare l'ospedale e di tornare a casa».

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Dieci ore di attesa


La denuncia arriva dalla segretaria del Pd di Eraclea che ha voluto segnalare la vicenda accaduta lo scorso 4 gennaio a un'anziana di Eraclea, Rosina Bassetto.

Tutto è iniziato quando la donna è stata inviata dal proprio medico al Pronto soccorso per una sospetta polmonite. Accompagnata dalla figlia all'ospedale di San Donà verso le 12, la donna è stata sottoposta subito alla Tac. «I medici le diagnosticano una polmonite bilaterale dice la segretaria del Pd per questo le è stato consigliato il ricovero immediato, vista anche l'età della signora e la forte tosse di cui soffriva. L'anziana viene quindi portata in astanteria in attesa di salire nel reparto di Medicina, mentre la figlia attende fuori».

LA STORIA
Naturalmente il Pronto soccorso si riempie sempre più di pazienti, molti come l'anziana vengono visitati, ma non dimessi e quindi tenuti sotto osservazione. «L'anziana ha una tosse secca e chiede dell'acqua prosegue la segretaria del Pd -, ma nessuno avrebbe avuto il tempo per dargliela. Più volte la figlia ha chiesto di poter vedere la madre ed eventualmente assisterla per quello che serviva, ma il personale sanitario l'ha rassicurata dicendo che la mamma era sotto il loro controllo e doveva solo attendere la chiamata dal reparto di Medicina».

LA RICHIESTA
Alle 22 la svolta. «L'anziana sfinita dalla tosse e disidratata prosegue Simonetta Marcolongo - ha chiesto di andare a casa. In pratica si è autodimessa dicendo di voler morire a casa. La domanda è semplice, ma dov'è finita la dignità? Quella di una persona malata che si sente parcheggiata in un angolo, ma anche quella del personale sanitario che lavora per ore ad un ritmo insostenibile». Ed è su questo fronte che vengono sollecitati dei provvedimenti. «Quella che stiamo vivendo conclude l'esponente del Partito democratico è diventata una situazione insostenibile per tutti. In quel Pronto soccorso c'erano tanti anziani e bambini costretti a lunghe ore d'attesa, sfiniti e senza un'alternativa. Il personale sanitario è invece apparso rassegnato ad una realtà che non cambia. Mi chiedo se è questa l'eccellenza veneta. Occorrono immediatamente dei correttivi a queste situazioni». Informata della segnalazione, l'Azienda sanitaria ha avviato le verifiche del caso per ricostruire quanto segnalato.

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