Monoclonali, aumentano le somministrazioni: +11% in una settimana. Il Lazio più di tutti

Venerdì 3 Settembre 2021, 19:25 - Ultimo aggiornamento: 3 Dicembre, 18:05

La svolta dello Spallanzani

L’istituto nazionale delle malattie infettive è è pronto a somministrare i monoclonali a soggetti sani. Una «via parallela al vaccino», spiega Vaia, per raggiungere l’immunità. Gli anticorpi che hanno dato ottimi risultati tra i contagiati - riducono fino all’80% il rischio di ricovero in ospedale, in particolare in terapia intensiva - potranno essere sfruttati anche «come profilassi», in via preventiva, per chi non è malato. La ricerca è già in fase avanzata: «Contiamo di essere pronti per settembre», spiegava Vaia a luglio.

La sperimentazione dello Spallanzani riguarda in prima battuta i soggetti «non-responder», chi non è in grado di produrre anticorpi in autonomia. Per esempio chi è guarito dal Covid o chi ha fatto il vaccino ma non ha sviluppato livelli di difesa abbastanza alti. Ma è ovvio che se la strategia funzionasse potrebbe essere applicata anche su larga scala, diversi scienziati credono che in futuro i monoclonali possano diventare un’arma molto potente e diffusa anche per la prevenzione del coronavirus, come già lo è oggi per le cure. Non significa naturalmente sminuire o marginalizzare il ruolo del vaccino. Tutt’altro. Dice sempre Vaia: «Il vaccino e gli anticorpi sono due armi parallele per battere il Covid. E in questa fase è fondamentale spingere al massimo le vaccinazioni, richiami compresi, per far sì che tutti siano protetti».

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