Dopo 37 interventi di giudici e tribunali sulla legge 40 del 2004, il panorama, per una coppia che oggi in Italia voglia sottoporsi a procreazione medicalmente assistita (pma) è tutt'altro che chiaro e ancora denso di ostacoli.
Di qui il «vissuto sulla mia pelle», come lo descrive l'autrice. Nero su bianco c'è infatti un'esperienza vissuta in prima persona e sintetizza in una guida per l'uso scritta in modo semplice per spiegare, punto per punto, che cosa bisogna aspetatrsi e come affrontarla al meglio.
A partire dalla definizione di infertilità, una patologia definita tale dopo 12/24 mesi di rapporti mirati e non protetti senza alcun concepimento: non serve quindi mettersi in alalrme prima. Per accertarla, entrambi i partner devono sottoporsi ad alcuni esami.
Per la donna, un'ecografia delle ovaie, dosaggi ormonali e ricerca di agenti infettivi come la clamidia. Per l'uomo spermiogramma, spermiocoltura, valutazione dell'andrologo ed ecografie del testicolo.
«L'infertilità - sottolinea Lapertosa - provoca un dolore simile a quello di un lutto. Il primo ostacolo per affrontare una procreazione assistita, quindi, è di tipo psicologico. Se si sente di non farcela non bisogna avere timore di chiedere aiuto ad un esperto».
Arrivano poi una serie di scelte da affrontare, come quella del medico giusto per farsi seguire. Oltre al medico, il centro a cui rivolgersi.
«Non esistono classifiche con le percentuali di successo, tuttavia ci sono indicatori che possono aiutare a capire e scegliere. Come il numero dei cicli di procreazione asssitita fatti in un anno, di gravidanze ottenute e di bambini nati vivi»
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