Sesso, la paura del Covid ferma l'aumento delle infezioni da sifilide

Sesso, la paura del Covid ferma l'aumento delle infezioni da sifilide
di Carla Massi
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Venerdì 31 Luglio 2020, 19:17

Arriva il coronavirus e si ferma il batterio Treponema pallidum, quello della sifilide. Dall'inizio del lockdown ad oggi, infatti, è stata registrata una drastica riduzione delle diagnosi dell'infezione a trasmissione sessuale. Anche se negli ultimi anni, dal 2015 al 2018, l'Istituto superiore di sanità ha registrato una crescita dei casi del 35%.

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L'infezione

A rivelare il fenomeno è un lavoro osservazionale l'Istituto San Gallicano di Roma appena pubblicato su Sexually Trasmitted Infections. «Non possiamo escludere che la paura di infezione da coronavirus  abbia ridotto i rapporti sessuali, ma anche che i pazienti abbiano rinviato le visite - spiega Alessandra Latini che dirige il Centro Mst/Hiv dell'Istituto -  Il dato è in netto contrasto con il trend di aumento del numero di casi di sifilide registrato negli ultimi due anni. Soprattutto nel periodo immediatamente precedente all'isolamento, e in particolare tra gli uomini che hanno rapporti sessuali con uomini e le persone che vivono con l'Hiv».

 Tra il 1° gennaio 2020 e il 9 marzo 2020, nel Centro del San Gallicano sono stati diagnosticati 68 nuovi casi di sifilide, mentre nel primo trimestre del 2019 erano 25. Prova di una crescita esponenziale preoccupante, soprattutto tra i giovanissimi. «A destare grande preoccupazione - ricorda Aldo Morrone Direttore Scientifico dell'Istituto di ricerca e cura -  è l'incidenza delle infezioni sessualmente trasmissibili tra gli adolescenti. Fanno sesso senza un'adeguata consaspevolezza e conoscenza del proprio corpo. Il 15% già tra i 13 e i 14 anni. Ricordo che I servizi di prevenzione, diagnosi e cura delle malattie infettive a trasmissione sessuale, rimangono sempre aperti, gratuiti e in sicurezza».

Il declino si deve al periodo di isolamento che ha impedito i rapporti tra non conviventi  ma anche alla paura di andare in ospedale a farsi visitare. Da qui, l'appello: «Chi sospetta una malattia a trasmissione sessuale - aggiunge Alessandra Latini - cerchi assistenza il più presto possibile».

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