Covid, il capo di gastroenterologia del Gemelli: «Non solo polmoni, anche la pancia soffre del virus»

Covid, il capo di gastroenterologia del Gemelli: «Non solo polmoni, anche la pancia soffre del virus»
di Barbara Carbone
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Mercoledì 18 Novembre 2020, 07:45 - Ultimo aggiornamento: 19 Novembre, 08:29

In un caso su tre il Covid 19 attacca l'intestino e può rimanere nell'apparato digerente fino a 10-12 settimane dopo che si è avuta l'infezione. Questo perché il Covid ha un recettore presente sia nell'apparato respiratorio sia nell'apparato gastrointestinale ed è proprio l'intestino l'ultimo organo ad eliminare il virus.

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LE MANIFESTAZIONI
«L'intestino è la sede del sistema immunitario. Ci sono persone che, dopo due o tre mesi dall'essere completamente guarite dal Covid, continuano ad avere disturbi gastrointestinali sviluppando una specie di intestino irritabile», ha spiegato Antonio Gasbarrini, direttore dell'Unità Operativa Complessa di Medicina Interna e Gaestroenterologia al Policlinico Gemelli di Roma, «Non si tratta di manifestazioni gravi ma persistenti. Tutto il sistema immunitario intestinale, stimolato dal virus, ha bisogno di molto tempo per riprendersi».

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Un grande aiuto può esserci dato dall'alimentazione. Il nostro apparato digerente, ha spiegato l'esperto, è ricco di batteri che risiedono nel microbiota intestinale. Quando arriva il virus danneggia sia il microbiota sia la barriera intestinale, cioè lì dove arriva il cibo. Nel caso in cui si sviluppi una diarrea da Covid è necessario fare una dieta leggera, eliminando gli alcolici e gli alimenti grassi e prediligendo cibi ricchi di fibre come frutta, verdura e cereali integrali. Alimenti basici, divisi in 5 o 6 pasti al giorno. L'alimentazione funge da controller del microbiota.

Ma la cura più importante, per un malato di Covid, è ricevere rassicurazioni. Il sistema nervoso autonomo controlla quello immunitario e lo stress può giocare brutti scherzi.

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«I pazienti hanno paura e questo li rende più fragili. Per questo motivo noi medici dobbiamo stargli vicino, non trascurare l'aspetto umano», ha detto Gasbarrini, «La parte psicologica, anche in questa malattia, conta tantissimo. I malati Covid vanno ascoltati. È questa la grande partita». E di partite vinte, il professor Gasbarrini, può vantarne tante. È di ieri la notizia che la Gastroenterologia del Policlinico Gemelli, da lui guidata, si è aggiudicata il terzo posto nella classifica dei migliori ospedali al mondo stilata dal settimanale americano Newsweek. «Essere sul podio della sanità ci riempie di orgoglio», commenta Gasbarrini, «è incredibile sapere di essere davanti ai grandi centri americani quali il Massachusetts General Hospital, la Johns Hopkins o la Cleveland Clinic, ma anche davanti a tutti i grandi centri europei, dalla Charité di Berlino, al King's College, e ai grandi centri dell'Asia-Pacifico. Se penso a quando ero a inizio carriera e vedevo queste strutture come dei giganti, irraggiungibili. Mai avrei pensato di superarli».

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LA QUALITÀ
Un successo che fa bene all'Italia perché dimostra che il nostro Servizio Sanitario Nazionale, spesso al centro di polemiche, è in grado di offrire una qualità clinica superiore a quella statunitense. Con una differenza sostanziale. Se il modello privatistico americano guarisce Trump dal Covid in 24 ore lasciando morire centinaia di migliaia indigenti, la sanità italiana, pur con i suoi limiti, garantisce l'accesso alle cure a tutti.

 

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