Covid-19, Ilaria Capua: «Virus va fotografato, non inseguito. Basta Italia paralizzata per paura di riaprire»

Covid-19, Ilaria Capua: «Virus non va inseguito ma fotografato. No a Italia paralizzata per paura di riapire»
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Mercoledì 15 Aprile 2020, 12:52 - Ultimo aggiornamento: 16 Aprile, 09:48

Coronavirus, Ilaria Capua, direttrice dell'One Health Center of Excellence dell’Università della Florida, ha parlato dell'emergenza in Italia soffermandosi sul lockdown attualmente in atto e spiegando che serve un cambio di passo nella lotta al Covid-19. La nota virologa è intervenuta a "DiMartedì", il programma di approfondimento giornalistico di Giovanni Floris: «Per fortuna la curva dei contagi in Italia sembra stabilizzarsi, anche se la stabilizzazione è lenta e risente di come i dati vengono catalogati».

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È giusto continuare a inseguire il virus?
«Effettivamente il virus oggi lo stiamo inseguendo, e secondo me, non è questa la strada giusta da percorrere. Il problema sono gli sciami infettanti che si rimettono continuamente in circolo. In questo momento vanno prese decisioni fondamentali per il Paese. Non dobbiamo inseguire il contagio, ma fermarci e fotografarlo. Dobbiamo capire dove agiscono questi sciami virali e capire come siamo messi con l'immunità di gregge. Questa fotografia ci dirà quale percentuale di persone è entrata in contatto con il Covid-19 negli ultimi mesi in modo da consentirci di graduare il ritorno alla normalità».



Qual è la strada da seguire?
«L'ideale sarebbe ripetere i campionamenti ogni 20 giorni per capire gli spostamenti del contagio. Il virus, lo ricordo, è come una nuvola, impalpabile. Per questo va fotografato».
 


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Come vede il ritorno alla normalità?
«Vivere con gli ospedali al collasso per un’epidemia in corso è pericoloso. Adesso i ricoveri iniziano a calare, soprattutto nelle terapie intensive e potranno riprendere i lavori normali. Ricordo che ci sono tante persone che avevano interventi programmati e che non hanno potuto farli. Quindi, piano piano gli ospedali devono tornare alla normalità».

Quindi, cosa accadrà?
«Nel momento in cui si riaprirà, ci saranno moltissimi casi lievi e alcuni casi gravi, ma è impensabile che il Paese possa rimanere paralizzato perché abbiamo paura di riaprire, quando abbiamo evidenze che possiamo farlo. Come italiani abbiamo imparato tante cose: abbiamo imparato nuovi comportamenti, come il distanziamento sociale e il lavaggio delle mani. Non siamo più gli stessi italiani che sono partiti per andare a sciare lo scorso 9 marzo».

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