Gotta, aumenta quella che era la “malattia dei ricchi”: overdose di alcol e carne

Re Sole, Luigi XIV di Francia soffriva di gotta
di Carla Massi
2 Minuti di Lettura
Domenica 9 Agosto 2020, 21:01

Era la malattia dei re e delle classi nobili. Perché associata a pasti abbondanti di carne e alcol. Oggi la gotta, 41 milioni di malati nel mondo e 700 mila in Italia, è una malattia in vertiginosa crescita: dal 1990 ad oggi +5,5% casi. Come si legge in uno uno studio pubblicato sulla rivista Arthritis & Rheumatology che ha confrontato i dati relativi agli anni 1990 e 2017. In realtà, come ricordano gli specialisti della Società italiana di reumatologia, da noi i numeri potrebbero essere più alti visto l'incremento di ipertensione e obesità.

Distrofia muscolare di Duchenne, morto a 38 anni Marco Solimeo: «Siete fortunati, godetevi la vita»

Ne era colpito Carlo Magno, il padre di Lorenzo de' Medici, Piero, era soprannominato il 
“gottoso", Re Sole, Luigi XIV di Francia soffriva nel muoversi proprio per questa malattia. Una patologia infiammatoria dovuta alla deposizione nelle articolazioni di cristalli di acido urico che si manifesta in genere con la comparsa di dolore, arrossamento e gonfiore articolare. I punti critici sono gli alluci, i polsi, le caviglie, le ginocchia.
Diffusa soprattutto tra gli uomini (nelle donne, in numero ridotto, compare soprattutto dopo la menopausa) la gotta è legata molto agli stili di vita, al sovrappeso, all'alimentazione; l'accumulo di acido urico è infatti favorito da cibi come birra e carne rossa. I valori normali (uricemia) per lui sono 3-7 milligrammi, per lei 2-6.  Poiché gli attacchi sono spesso brevi i pazienti non si rivolgono al medico o abbandonano presto le cure. Evitando, come raccomandato, di bere alemo un litro e mezzo di acqua al giorno.

Cuore: le 10 cose che le donne (purtroppo) non sanno. Ecco come proteggerlo

L'analisi condotta ha mostrato che i pazienti nel mondo sono circa 41 milioni e 200 mila, con 92 nuovi casi l'anno ogni 100 mila persone.
«Il peso sanitario di questa condizione è destinato ulteriormente ad aumentare - spiega l'autrice del lavoro Emma Smith, della University of Sydney, in Australia - via via che la popolazione mondiale invecchia. Tentativi di ridurre l'esordio della malattia e il carico futuro collegato alla gotta richiedono una maggiore consapevolezza dei fattori di rischio, la diagnosi precoce e terapie adeguate». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA