Fratture, al Rizzoli 5 pazienti con protesi ossa stampate in 3D

Fratture, al Rizzoli 5 pazienti con protesi ossa stampate in 3D
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Lunedì 15 Giugno 2015, 18:41 - Ultimo aggiornamento: 17 Giugno, 19:58

Sono cinque i ragazzi, età media 25 anni, già operati all'Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna utilizzando protesi stampate in 3D. Pazienti con le ossa del bacino compromesse a causa di un tumore maligno o del fallimento di una protesi precedente, che emttono a rischio la possibilità futura di camminare.

La progettazione della protesi su misura si basa sui dati del singolo paziente, ricavati con tac e risonanza, a partire dai quali viene realizzato un bacino virtuale e in essoidentificato il “pezzo” di osso che va sostituito, differente per ogni malato perché dipendente dalla sua anatomia e dalla estensione della malattia.

La stampante 3D lo crea come se fosse il pezzo mancante di un puzzle tridimensionale, perché si incastri esattamente dove i chirurghi asportano la parte di osso maalta. La protesi è in titanio trabecolare, riproduce cioè il tessuto osseo caratterizzato da una struttura che ricorda una trave. «Il grande vantaggio per il paziente - spiega il chirurgo ortopdico Davide Donati, direttore dell'Oncologia ortopedica del Rizzoli che ha eseguito gli interventi con il suo staff - è la ricostruzione nel modo più appropriato possibile dal punto di vista anatomico dei rapporti tra i suo femore e il suo bacino, che significa la possibilità di una deambulazione corretta dopo l'intervento»

La realizzazione, tramite stampa 3D di dispositivi su misura fatti di sostanze biologiche rappresenta un ulteriore ambito di ricerca che il Rizzoli sta approfondendo: verra attivata una piattaforma di “bioprinting” per la fabbricazione di dispositivi su misura effettuata tramite l'acquisizione di immagini radiologiche da una tac dual energy.

«Oggi si usano già biomateriali come plastica e titanio - spiega Pier Maria Fornasari, direttore della Banca del tessuto muscolo-scheletrico del Rizzoli - Il vantaggio della manifattura 3D è che può stampare negli strati di materiali le cellule del paziente. La cartuccia di materiale per la stampa può contenere cellule del paziente.

Questo futuro, fatto di materiale umano mescolato a quello biocompatibile non umano è davvero imminente. «Secondo me - è sempre Fornmasari a parlare - arriveremo tra sei mesi, un anno». Grazie ad un finanziamento di oltre due milioni di euro del Minisetro della Salute e della Regione Emilia Romagna sarà attivata la piattaforma Bioprinting.

Inevitabile sollecitare a Fornasari il ricordo del futuro descritto da Blade Runner, con replicanti costruiti in laboratorio.

Ma il ricercatore è sfuggito alle suggestioni: «No, non è Blade Runner. E' la medicina che è sempre più vicina alle esigenze del paziente, sempre più su misura»