Il diabete non è più la malattia dei nonni, colpiti duecentomila ragazzi in Italia

Il diabete non è più la malattia dei nonni, colpiti duecentomila ragazzi in Italia
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Mercoledì 18 Settembre 2019, 18:40 - Ultimo aggiornamento: 19 Settembre, 13:36

Non solo uomini e donne dai 60 anni in su. Il diabete di tipo 2 'cambia volto' per colpire, oggi, sempre più giovani ed adolescenti: si stima che siano 150-200 mila i ragazzi con questa patologia in Italia ma il trend è in crescita e allarma i diabetologi che, dal congresso dell'Associazione europea per lo studio del diabete (Easd), avvertono: «Non è più solo la 'malattia dei nonni' e l'elemento preoccupante è che nei giovani questa patologia si sta dimostrando molto più aggressiva e le terapie sono meno efficaci».

«Il diabete che stiamo sempre più spesso diagnosticando in giovani e adolescenti - spiega il presidente della Società italiana di diabetologia (Sid), Francesco Purrello - è molto diverso da quello degli adulti. Si presenta infatti come una forma più grave ed aggressiva, con una tendenza alle complicanze cardiovascolari ancora maggiore e che risponde meno alle cure, portando spesso in breve tempo alla terapia con insulina. Ci troviamo davanti ad una generazione di ventenni con casi di diabete che presentano una gravità sorprendente per gli stessi ricercatori. Purtroppo, le opzioni terapeutiche sono fortemente ridotte e gli studi disponibili ancora pochi». Insomma, chiarisce Purrello, «cade il dogma del diabete solo nella mezza età ed oggi c'è una nuova generazione a rischio».

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In effetti, solo negli Usa, la prevalenza di questo diabete dell'adulto a 'comparsa anticipata' nei giovani fa registrare un aumento del 2,3% annuale negli under 30 dal 2010 ad oggi e gli esperti prevedono che i casi si quadruplicheranno entro il 2050. La gravità del fenomeno è confermata anche da uno studio dell'Univesità di Melbourne, presentato all'Easd, su un campione di 370.854 soggetti con diabete in Gran Bretagna dall'anno 2000, che dimostra come la proporzione di giovani si sia incrementata a partire dall'inizio del secolo. Inoltre, un ulteriore studio dell'Università di Bristol ha dimostrato che segnali precoci del diabete di tipo 2 possono essere già individuati in bambini di soli 8 anni, ovvero decenni prima che la malattia venga eventualmente diagnosticata. Una situazione «allarmante», avvertono quindi i diabetologi, che potrà essere contrastata solo con forti misure puntate alla prevenzione.

Le priorità «devono essere la lotta alla sedentarietà e alle abitudini alimentari scorrette tra i giovani, ma fondamentale - afferma Purrello - è anche sottoporre a screening tutti i giovani a rischio diabete perché sono sovrappeso, sedentari e con una storia familiare di malattia». Ma molto, secondo l'Easd, possono fare anche le scuole, l'industria alimentare (riducendo i contenuti di grasso e zuccheri) ed i governi. Tra le possibili misure indicate dall'Easd, anche una tassazione per scoraggiare il consumo di bevande zuccherate da parte dei ragazzi, proposta già avanzata dalla Società italiana di diabetologia.
 

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