Covid e vaccino, allarme per raffica di mutazioni. I virologi: «Difficile contenere i contagi»

Covid e vaccino, allarme per raffica di mutazioni. I virologi: «Difficile contenere i contagi»
di Raffaele Alliegro
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Mercoledì 20 Gennaio 2021, 13:59 - Ultimo aggiornamento: 15:33

Covid e vaccino: prima la variante inglese, che tra tutte non è la più preoccupante. Poi quelle sudafricana e brasiliana. Il Coronavirus continua a mutare. Ma gli interrogativi non cambiano. E sono sostanzialmente due. Primo: le varianti possono essere più pericolose del virus originario? Secondo: i vaccini saranno comunque efficaci? Di certo c'è che i cambiamenti sono inevitabili e naturali. Il virus si modifica per adattarsi all'ambiente, lasciando via via prevalere le caratteristiche che gli permettono di sopravvivere.

Covid, aumentano le varianti

Spiega il professor Roberto Cauda, ordinario di Malattie infettive al Policlinico Gemelli di Roma: «In realtà questo virus non muta facilmente, come fa ad esempio quello influenzale.

Ma anche lui segue un'evoluzione e una selezione di tipo darwiniano. La specie che meglio si adatta è quella che più sopravvive». Vediamo allora quante varianti sono apparse finora, quali sono i loro segreti e quali ripercussioni crea questa offensiva dei mutanti sul fronte dei vaccini.

 

L'ultima notizia è che a Pechino sono stati isolati dei primi casi legati alla variante inglese del coronavirus. Lo hanno comunicato le autorità sanitarie cinesi. Inoltre l'Organizzazione mondiale della sanità ha fatto sapere con il suo report settimanale sull'andamento del Covid-19 che questo mutante è stato segnalato in 60 Paesi di tutte e sei le regioni Oms: dieci nazioni in più rispetto al rapporto precedente. Salgono anche i Paesi che registrano casi della variante sudafricana, segnalata in tre nuove nazioni per un totale di 23 Paesi in quattro regioni Oms su sei. Entrambi i mutanti mostrano una maggiore contagiosità rispetto al virus originario.

L'Agenzia delle Nazioni Unite per la sanità ha inoltre ricordato che sono emerse due varianti brasiliane, denominate P.1 e B.1.1.28. Sono 222, però, le mutazioni finora identificate sulla proteina Spike, utilizzata dal virus Sars-CoV-2 per aggredire le cellule umane. E sono circa 94 quelle del rivestimento del virus.

Tra le varianti, a preoccupare è soprattutto quella brasiliana, che «ha evidentemente portato a un cospicuo incremento dei casi nei luoghi della sua identificazione» e a causa della quale «si sono manifestate infezioni in soggetti che avevano già contratto Covid-19 nei mesi scorsi», osservano il farmacologo Carlo Centemeri, della Lorenzini Medical Foundation Mi-Ny, e il virologo Francesco Broccolo, dell'Università di Milano Bicocca. «Le varianti brasiliane - aggiungono - sono in realtà due: la P.1 e la B.1.1.28. Entrambe hanno una mutazione, la E484K, che permette al virus di evadere gran parte della risposta anticorpale: sono quelle che più preoccupano».

Dunque torniamo alla prima domanda: queste varianti rendono più aggressivo il virus? Risponde il professor Cauda: «Finora l'effetto è stato soltanto di una maggiore contagiosità e non di forme più gravi della malattia. Ma attenzione: con più contagi aumenta inevitabilmente in percentuale anche il numero dei ricoverati e dei decessi». E i vaccini continueranno a essere efficaci anche contro queste varianti? «Il numero di mutazioni - dice ancora Cauda - non sembra aver creato alcun problema all'efficacia dei vaccini. Certo, in linea teorica è possibile che nel tempo variazioni notevoli e sempre nuove rendano i vaccini meno efficaci. Ma a quel punto si potrà modificare il vaccino e adattarlo alle mutazioni».

 

Intanto, si moltiplicano gli appelli della comunità scientifica per avviare programmi nazionali che raccolgano le sequenze genetiche del virus e delle sue varianti in circolazione. Sarà fondamentale individuare il prima possibile, con il sequenziamento, le mutazioni che appaiono nelle diverse aree del mondo.

Spiega il professor Cauda: «Le varianti le individui se le cerchi. Quindi il sequenziamento è cruciale. In Inghilterra, ad esempio, da ottobre la curva dei contagi è cresciuta. Se non fosse stato fatto il sequenziamento non avremmo capito che ci trovavamo di fronte a una nuova variante. Lo stesso Centro europeo per il controllo delle malattie suggerisce di seguire il più possibile questa procedura. In Italia servirebbe un sequenziamento più capillare di quello che abbiamo avuto finora. E ci stiamo attrezzando per farlo».

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