Covid, rischio complicanze cerebrali per i pazienti con diabete e ipertensione

Covid, rischio complicanze cerebrali per i pazienti con diabete e ipertensione
di Michela Allegri
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Giovedì 19 Novembre 2020, 11:17 - Ultimo aggiornamento: 13:08

Ci sono patologie e disturbi che, associati a un’infezione da coronavirus, possono essere davvero pericolosi. Non è una novità che i pazienti con malattie preesistenti al contagio rischino di più, ma ora uno studio della University of Pennsylvania Health System chiarisce meglio quali siano i fattori di rischio e le possibili conseguenze. La ricerca si è focalizzata sui pazienti Covid già affetti da ipertensione e diabete. Secondo i ricercatori questi soggetti sono più predisposti a sviluppare conseguenze neurologiche anche serie, come ictus o emorragia cerebrale.

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Cosa succede

L'impatto del coronavirus sul sistema respiratorio è stato studiato in modo molto approfondito, ma non basta: l’infezione può compromettere anche altri organi. Lo studio è stato presentato al meeting annuale della Radiological Society of North America (RSNA). Secondo il dottor Colbey Freeman, ricercatore del Dipartimento di Radiologia della Penn Medicine a Philadelphia, gli effetti del Covid-19 «si estendono ben oltre il torace.

L’emorragia cerebrale e l’ictus sono conseguenze sempre più segnalate e potenzialmente devastanti» dell'infezione in pazienti predisposti.

Il dottor Freeman e il suo team hanno analizzato radiografie, tac e risonanze dei pazienti Covid-19 sottoposti ad accertamenti tra gennaio e aprile 2020. Su 1.357 soggetti, 81 erano stati sottoposti a scansioni cerebrali a causa di stati mentali alterati, problemi neurologici, inclusi disturbi di linguaggio e vista. Tra questi, più di uno su cinque ha avuto problemi gravi, come ictus, emorragia cerebrale, vasi sanguigni ostruiti. Almeno la metà di questi pazienti aveva storie preesistenti di ipertensione o diabete di tipo 2.

 


Le conseguenze 

«La malattia da Covid-19 è associata a manifestazioni neurologiche e l'ipertensione e il diabete mellito di tipo 2 sono comuni negli individui che sviluppano queste complicanze», ha detto il dottor Freeman. I ricercatori suggeriscono quindi che questi soggetti siano da considerare a rischio e il decorso della loro malattia vada monitorato con più attenzione.

Non è ancora chiaro come si sviluppino le complicanze neurologiche, ma sembra che un fattore determinante sia la presenza di marcatori sanguigni dell'infiammazione troppo alti nei pazienti. Spiega il ricercatore: «Quando il tuo corpo è in uno stato infiammatorio, produce tutte queste molecole chiamate citochine per aiutare il sistema immunitario a svolgere la sua funzione.
Sfortunatamente, se le citochine sono prodotte in eccesso, la risposta immunitaria inizia a fare danni».
 

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Dallo studio è emerso un altro dettaglio, che potrebbe essere importante per personalizzare con efficacia i trattamenti. Due terzi dei soggetti che hanno avuto risultati critici erano afroamericani. Questi pazienti potrebbero richiedere un monitoraggio più attento.

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