Covid, rapporto Oms: «Otto mesi di sacrifici: i cittadini europei sono stanchi, apatici e demotivati»

Covid, rapporto dell'Oms: «Otto mesi di sacrifici, i cittadini europei sono stanchi, apatici e demotivati»
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Martedì 6 Ottobre 2020, 10:33 - Ultimo aggiornamento: 11:17

Continuano ad essere poco confortanti i dati emessi dall'Organizzazione mondiale della sanità sulla pandemia. «In diversi Paesi il numero sta aumentando, soprattutto in Europa, con la seconda ondata che ha superato i picchi della prima». Il report, in cui viene descritto l'andamento del Covid nel mondo, mette in evidenza che la tendenza possa essere giustificata anche da una migliore capacità di «sorveglianza e tracciamento dei casi, ma conferma che il virus sta continuando a viaggiare».

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Quindi i numeri: «I nuovi postivi sono rimasti stabili nelle ultime tre settimane, aggirandosi intorno ai due milioni. In totale, nel mondo, sono oltre 34,8 milioni. La maggior parte è nelle regioni delle Americhe (55%), seguita dall'Europa (23%). Nella scorsa rilevazione, il 91% dei casi era distribuito fra America, del Nord e del Sud, Sud-est asiatico ed Europa. Sebbene le cifre siano stabili cambia la geografia dei contagi, con situazioni di miglioramento riscontrate in Perù, Colombia e Brasile, precedentemente fortemente bersagliati. Pur con numeri ancora elevati, il contagio sembra essersi stabilizzato anche in India e nelle Filippine, mentre «Myanmar, Iraq, Sudafrica e Australia sono esempi di successo nella capacità di ridurre le infezioni», spiega l'Oms. «Il 60% delle infezioni - dati della scorsa settimana alla mano - è concentrato in cinque Paesi: India, Usa, Argentina e Francia. Israele, invece, ha registrato la più alta incidenza: 3.717 positivi ogni milione di abitanti». Preoccupa anche l'età, con il 50% dei contagi incluso nella fascia tra i 25 ed i 64 anni. Il quadro cambia se si analizzano i decessi: «Il 75% ha 65 anni o più», sottolinea l'Oms. 
 


Al netto delle statistiche, c'è un'altra variabile preoccupante e i sacrifici fatti dai cittadini iniziano a presentare il conto. «Analizzando i dati aggregati dei sondaggi e le interviste, ci rendiamo conto che la stanchezza fra la popolazione è in aumento». Lo dice l'Organizzazione mondiale della sanità, attraverso il suo direttore generale per l'Europa, Hans Kluge. «Sebbene la fatica sia misurata in modi diversi - afferma - e i livelli varino a seconda dei Paesi considerati, si stima che in certi casi abbia raggiunto oltre il 60% dei cittadini».

Quindi il rappresentante dell'Oms prosegue: «Da quando il virus è arrivato in Europa, otto mesi fa, i cittadini hanno fatto enormi sacrifici. Un costo straordinario, che ha esaurito tutti noi, indipendentemente da dove viviamo o da cosa facciamo. In tali circostanze è facile sentirsi apatici e demotivati, provare stanchezza».

Per tentare di arginare il fenomeno, l'organizzazione ha elaborato un quadro per «supportare i Paesi nell'affrontare stanchezza e rinvigorire la risposta pubblica. Verrà istituito un forum permanente per guidare l'azione e le risposte locali»










 

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