Covid, medici e infermieri positivi al lavoro: ecco perché tutti i Paesi potrebbero seguire l'esempio tedesco

Covid, medici e infermieri positivi al lavoro: ecco perché tutti i Paesi potrebbero seguire l'esempio tedesco
di Lorena Loiacono
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Venerdì 13 Novembre 2020, 14:07 - Ultimo aggiornamento: 12 Maggio, 16:01

Covid, in emergenza si chiamano a raccolta tutte le risorse a disposizione. E contro il coronavirus, lì dove i camici bianchi scarseggiavano per l'enorme richiesta improvvisa, sono stati messi in campo anche i medici in pensione così come gli specializzandi, i neo laureati e i volontari. Una chiamata alle armi che ha raccolto più personale possibile, per fare fronte a una situazione mondiale allarmante. Ma ora si sta correndo ai ripari con una novità che farà discutere: la Germania ha deciso infatti di schierare in corsia anche medici e infermieri positivi al Covid. Potrà infatti andare in ospedale ad assistere i pazienti anche il personale medico e sanitario che risulta positivo al tampone ma resta asintomatico.

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Due le indicazioni principali

A pensarci vengono i brividi ma si potrà ricorrere a questa misura estrema nel caso in cui non sarà possibile reperire altro personale.

Le indicazioni sono essenzialmente due: medici e infermieri devono essere asintomatici e potranno prestare sevizio proteggendosi e proteggendo il prossimo con "misure di protezione speciali". Lo ha annunciato il ministro della Salute tedesco, Jens Spahn intervenendo alla Giornata dell'assistenza: questa misura “estrema” adottata dalla Germania è stata riportata dalla Dpa. E certo è destinata a far discutere. In una fase in cui la quarantena rischia di immobilizzare scuole e ambienti di lavoro in generale, si decide invece di portare gli asintomatici a contatto con i pazienti.

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I precedenti in Italia e in Europa

In realtà la strada intrapresa dalla Germania non è una novità assoluta. Anche in Italia durante la prima ondata la regione Emilia-Romagna diede la possibilità ai sanitari positivi ma asintomatici di lavorare su base volontaria. La Lombardia, invece, proprio in quesa fase sta lasciando in servizio anche i medici e gli infermieri che si trovano in quarantena per un contatto stretto positivo: queste persone vengono però sottoposte a tampone a 0, 5 e 10 giorni. Però, non appena il tampone dovesse risultare positivo o dovessero arrivare i sintomi, ci si ferma: il medico va quindi in isolamento. Anche il Belgio ha intrapreso la strada scelta ora dalla Germania quando, in un momento di grave difficoltà, ha deciso di far lavorare gli asintomatici: nel mese di ottobre, infatti, a Liegi, un medico su 4 risultava positivo. Si rischiava la paralisi e il collasso delle strutture ospedaliere e da lì la scelta di far lavorare gli asintomatici: “Non ci sono alternative” commentò alla Bbc il capo dell'Associazione belga dei sindacati medici Philippe Devos.

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Ma non è troppo rischioso?

«Purtroppo si sta verificando una grande diffusione del virus anche tra medici e infermieri - spiega Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università di Milano e direttore sanitario dell'Irccs Galeazzi di Milano - e chi ha ruoli chiave non può mancare nella sua attività, soprattutto se non c'è nessun altro al suo posto. Non ci sono alternative, purtroppo, ma ovviamente il rischio zero non esiste: il personale asintomatico deve proteggersi al livello più alto e seguire tutte le procedure, ma del resto è quello che stiamo già facendo. E deve far rispettare le stesse norme a chi gli sta vicino».

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