Coronavirus variante buona, Caruso (presidente virologi) conferma: meno aggressiva e geneticamente diversa

Coronavirus variante buona, Caruso (presidente virologi) conferma: meno aggressiva e geneticamente diversa
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Mercoledì 3 Giugno 2020, 16:42 - Ultimo aggiornamento: 4 Giugno, 08:06

C'è una variante 'buona' del nuovo coronavirus il cui Rna presenta «mutazioni significative» rispetto a quello dei Sars-CoV-2 sequenziati nei mesi più 'caldi' dell'epidemia di Covid-19. È stata isolata a Brescia e non è solo «estremamente meno aggressiva», ma è anche «geneticamente molto diversa», annuncia all'Adnkronos Salute Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), che nei giorni scorsi ha comunicato la scoperta della «variante virale molto meno potente.

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Mentre a quelle più aggressive bastano 2-3 giorni per sterminare in vitro tutte le cellule bersaglio a disposizione - aveva spiegato Caruso - a questa servono almeno 6 giorni soltanto per iniziare ad attaccarle».

La 'variante bresciana' trovata dal Laboratorio di Microbiologia dell'Asst Spedali Civili, diretto da Caruso - isolata da un tampone che, a differenza di quelli che arrivano nelle ultime settimane all'attenzione dei centri deputati a processarli, «presentava stranamente una carica virale altissima» pur provenendo da «un paziente completamente asintomatico» - appare anche mutata geneticamente. Prima di dirlo «aspettavamo di confrontarci con i colleghi più esperti in questo campo - precisa l'esperto, ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica all'università degli Studi di Brescia - Ora lo abbiamo fatto e finalmente possiamo riferire di avere ottenuto una sequenza completa fortemente attendibile».

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Il lavoro «è pronto per la pubblicazione - assicura il numero uno dei virologi - Lo sto inviando a una rivista scientifica internazionale e, come noto, questo è un processo che ha i suoi tempi. Ma fin d'ora, chiunque all'interno della comunità scientifica fosse interessato alla sequenza potrà contattarmi perché siamo assolutamente pronti a condividerla. È questo che mi aspettavo già al primo annuncio, quando ho informato dell'isolamento della nuova variante: curiosità, non certo polemiche», ragiona lo specialista che ci tiene a evidenziare «quella che per noi è la vera notizia»: sapere che esistono varianti più deboli di Sars-CoV-2 «potrà anche aprire la strada alla messa a punto di vaccini attenuati contro Covid-19».

Le differenze riscontrate nella sequenza genetica della variante buona non stupiscono Caruso: «Me lo aspettavo», dice. «Mi aspettavo che ci fossero una serie di variazioni», delle 'novità' nell'Rna virale. «Differenze molto significative - ricorda - del resto le avevamo individuate anche in altri ceppi, pur non modificati nell'aggressività, che stiamo studiando e sui quali pubblicheremo insieme a Massimo Clementi dell'università Vita-Salute San Raffaele di Milano.

Anche Massimo Ciccozzi del Campus Bio-Medico di Roma mi ha confermato di avere visto tantissime interessanti modifiche. Nel mondo sono almeno 7mila quelle ormai note» e «chiunque sappia di virologia - puntualizza l'esperto - sa bene che i coronavirus hanno un'alta potenzialità di mutazione», perché «fanno della mutazione un punto di forza per replicare e propagarsi». Adesso si tratterà di capire «il perché di queste mutazioni, quali sono quelle importanti ai fini della patogenicità dell'agente di Covid-19 e quanto sono diffuse».

 


Ma le ricerche future potranno anche contribuire ad arricchire l'albero genealogico di Sars-CoV-2. In gergo epidemiologico si parla di «alberi filogenetici, gruppi all'interno dei quali vengono classificati virus vicini, simili l'uno dell'altro. Il nuovo coronavirus appare essersi differenziato molto recentemente dagli altri» suoi 'cugini' e «rientra in un albero filogenetico a parte in cui sta da solo», almeno per ora. Un domani, infatti, per Caruso non è escluso che i 'rami' del suo albero possano popolarsi di «altri coronavirus molto molto simili. Parenti stretti», si spera non 'esplosivi' come il loro capofamiglia. «Staremo a vedere».

Il presidente Siv-Isv ribadisce come la variante meno cattiva del nuovo coronavirus sia stata «un ritrovamento fortunato, possibile grazie a un tampone a carica virale eccezionalmente alta per questa fase epidemica». Ma si può ipotizzare che altri tamponi, quelli «a titolo virale troppo basso per consentire un isolamento e un sequenziamento virale completo», in realtà possano contenere anche loro questa variante buona? La domanda è legittima, conferma Caruso. «In passato - ragiona infatti l'esperto - le analisi condotte hanno riguardato tutte tamponi molto ricchi in virus, eseguiti su pazienti che da Covid-19 hanno ricevuto l'insulto più forte, sperimentandone la maggiore aggressività. Abbiamo così trovato virus simili tra loro».

In altre parole, in qualche modo finora «l'analisi è stata falsata» da un limite tecnico che a livello internazionale ha portato gli scienziati a «selezionare» e quindi a vedere «le varianti verosimilmente più aggressive». Ora, però, gli studi in corso sull'isolato bresciano potrebbero «aprire finestre inedite»: riuscendo a individuare specifici punti chiave della sequenza genetica virale, «con metodologie diverse - prevede lo specialista - potremo azzardare ipotesi sulla base del sequenziamento di piccoli frammenti del virus», scoprendo elementi «che potrebbero avvicinarsi al nostro isolato o eventualmente ad altri che emergeranno in questo momento di così debole circolazione virale».

Infine la prospettiva vaccino, ossia l'idea di arrivare anche contro Covid a «futuri vaccini attenuati come quelli che vengono utilizzati efficacemente per esempio contro il morbillo o la rosolia.
Sapere che vi sono varianti attenuate di Sars-CoV-2», dunque «che abbiamo i potenziali per la sua attenuazione - afferma Caruso - significa che un domani potremo sperare di sviluppare una variante virale estremamente attenuata, talmente tanto da poter essere usata come vaccino». Dalla ricerca sul virus, le armi per vincerlo. 

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