Covid, andremo in vacanza? Cauda (Gemelli): «Partenze a giugno con il 60% di immunizzati»

Covid, andremo in vacanza? Cauda (Gemelli): «Partenze a giugno con il 60% di immunizzati»
di Mauro Evangelisti
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Sabato 27 Marzo 2021, 06:47 - Ultimo aggiornamento: 11:52

«Non sono un indovino, ma penso proprio che a giugno potremo tornare in vacanza. Restando prudenti, usando le mascherine, sia chiaro. E velocizzando il ritmo delle vaccinazioni anti Covid».


Il professor Roberto Cauda, direttore dell'Unità operativa di Malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma, ripete: rispetto all'estate 2020, abbiamo un'arma in più, i vaccini.


Di fatto il governo ci sta chiedendo un mese supplementare di sacrifici, aprile. Ma cosa dobbiamo aspettarci per l'estate?
«Tutti noi vogliamo conoscere il futuro, è un bisogno di natura psicologica, profondo.

Affidiamoci ai fatti: abbiamo imparato dal passato che il lockdown porta sicuramente risultati dal punto di vista epidemiologico, ma non può durare per sempre. Serve un colpo di reni. E mi sembra di vederlo. Il mio non è ottimismo, ma realismo. Abbiamo la vaccinazione anti Covid già avviata».

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C'è chi teme risultati deludenti.
«Sbaglia. E non hanno neppure molto senso le polemiche sull'efficacia dei vaccini, il 70, l'80, il 90 per cento. In realtà i prodotti che stiamo utilizzando sono tutti buoni e sicuri. Hanno superato l'esame dell'Ema (l'agenzia europea del farmaco) e di Fda (l'agenzia americana). Ed è giusto guardare con interesse anche a Sputnik V, la sperimentazione allo Spallanzani in questo senso può essere utile. Consideriamo pure quelli cinesi, a me la geopolitica francamente non interessa. Infine, prosegue la sperimentazione per ReiThera, il vaccino italiano. Avremo molte opzioni contro il Covid».


Ma saremo già a un buon punto del percorso quest'estate?
«Giusto parlare di ultimo miglio. Già viaggiamo a 230mila vaccinazioni al giorno, penso che si possa andare a un incremento importante. Se raggiungeremo l'obiettivo dichiarato del 60 per cento degli italiani vaccinati a luglio, penso allora che avremo un'estate migliore di quella del 2020. Certo, questo dipende molto da tre elementi fondamentali: servono le dosi, servono i centri vaccinali e servono i vaccinatori. Se le forniture annunciate per il secondo trimestre del 2021 saranno confermate, allora ce la potremo fare. E con la maggioranza di italiani immunizzati, possiamo pensare a una estate normale, sia pure sempre indossando le mascherine. Ma tenga conto che il Cdc di Atlanta, l'agenzia della salute americana, ha affermato che nei luoghi chiusi, se sono presenti solo soggetti vaccinati, non è più necessaria la mascherina».

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Non rischiamo di rivedere salire i casi in autunno come è drammaticamente successo nel 2020 dopo una estate caratterizzata dall'imprudenza?
«Rispetto ad allora c'è un elemento fondamentale che fa la differenza: i vaccini».


Ma quanto dura l'immunità?
«Uno studio condotto sulla rivista americana Cid (Clinical Infectious Diseases) dice che i soggetti che avevano avuto la malattia in forma moderata o lieve, e dunque che teoricamente dovrebbero avere una minore presenza di anticorpi, hanno una persistenza degli anticorpi stessi per almeno 7-10 mesi. Di più non si può dire perché l'osservazione è breve, la malattia è comparsa poco più di un anno fa. Inoltre c'è una immunità cellulare che potrebbe vicariare producendo a sua volta anticorpi nel tempo. Se tutto questo non funzionasse, abbiamo una macchina vaccinale già messa in piedi che può ripetere ogni anno l'operazione, mentre Federfarma ha dato la disponibilità per la produzione in Italia di vaccini. In ultimo, sarà anche necessario trovare un vaccino per i più piccoli, per i bambini: è vero che per fortuna di solito non sviluppano la malattia, ma possono diventare una sorta di serbatoio del virus in cui si rischia la produzione di varianti».

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