Vaccini, volontari under 60 per AstraZeneca: l'Aifa dice sì

Vaccini, riecco le categorie Sì Aifa ad AstraZeneca per i volontari under 60
di Mauro Evangelisti
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Sabato 17 Aprile 2021, 10:29 - Ultimo aggiornamento: 18 Aprile, 10:02

«Nulla-osta all'utilizzo di AstraZeneca anche per chi ha meno di 60 anni. Quella di Aifa è una raccomandazione» dice il presidente dell'agenzia italiana del farmaco, il professor Giorgio Palù. Il progetto del Lazio di offrire, su base volontaria, anche ai cinquantenni la possibilità di immunizzarsi con il vaccino sviluppato dall'università di Oxford, non trova ostacoli da parte di Aifa. E sarà una strada obbligata anche per il resto d'Italia. Lo dicono i numeri: ad oggi sono state distribuite solo 4 milioni di dosi di AstraZeneca, che però ne ha promesse in questo trimestre altre 10, per un totale di 40 nel 2021. Se si seguisse come prescrizione l'indicazione di Aifa di somministrarlo preferibilmente agli over 60, almeno tre quarti di queste dosi resterebbero inutilizzate. Teniamo conto che oggi la maggioranza di chi ha più di 60 anni è stata vaccinata con prodotti diversi, soprattutto Pfizer.

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NUMERI


La matematica conferma che sarà impossibile smaltire tutte queste dosi seguendo alla lettera la raccomandazione di Aifa. «La prossima settimana - racconta l'assessore alla Salute del Lazio, Alessio D'Amato - apriremo le prenotazioni a coloro che hanno 58 e 59 anni.

Per noi a maggio si può pensare di offrire agli under 60, su base volontaria, AstraZeneca». La conferma di Aifa che questa scelta è possibile, rafforza il piano. Tra l'altro, martedì Ema si esprimerà anche su Johnson&Johnson, altro vaccino fermo per una verifica in corso negli Usa su rari casi di trombosi (6 su 7 milioni di somministrazioni) e non è escluso, secondo alcuni esperti, che si possa andare a una indicazione simile a quella che ha riguardato AstraZeneca e che chiama in causa l'età. Rinunciare sia ad AstraZeneca sia a Johnson&Johnson, una volta vaccinati tutti gli over 60 prenotati, sarebbe una scelta non sostenibile per il piano italiano.


A maggio ci saranno altre decisioni importanti da prendere. Esaurite tutte le fasce di età superiori ai 60 anni, in teoria non varrà più l'indicazione di procedere per classi anagrafiche. Ogni Regione potrebbe valutare strategie differenti che non vadano per forza a seguire in forma decrescente l'età dei vaccinati. Questo però farebbe rientrare dalla finestra il fenomeno delle categorie e delle lobby che ha già rallentato inizialmente il piano vaccinale, fino a quando il generale Francesco Figliuolo non è intervenuto imponendo il rispetto delle classi di età. Va detto che il provvedimento di Figliuolo, su indicazione del premier Mario Draghi, ha avuto effetti positivi: fino a qualche settimana fa, i settantenni erano il fanalino di coda, erano state di più le somministrazioni non solo per i cinquantenni, ma perfino per i trentenni e ventenni. Ora le cose sono cambiate e, quanto meno con una dose, la classe di età 70-79 anni è quella che ha ricevuto più iniezioni, superata solo da coloro che sono ancora più a rischio, gli over 80. Nelle prossime settimane è prevedibile una diminuzione della mortalità proprio perché finalmente molti più anziani e fragili sono stati immunizzati (anche se solo parzialmente, con la prima dose).

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RINFORZI


All'orizzonte c'è la necessità di consolidare la macchina delle vaccinazioni, visto che il suo compito non si esaurirà in autunno e in inverno dovrà prepararsi per il booster, il rinforzo, una terza dose che vada a rinnovare la protezione e la adatti alle varianti. Lo conferma il professor Gianni Rezza (direttore generale Prevenzione del ministero della Salute): «Adesso si pensa a vaccinare contro il Covid più gente possibile, ma verso fine anno si porrà il problema della dose booster, che si pone con tutti i vaccini in generale. Si sta studiando se dare la terza dose e quando darla, se darla con lo stesso prodotto o con vaccini diversi o se darla contro lo stesso ceppo, quello originario, o per esempio contro una variante. Alcune aziende valutano la possibilità di mettere a punto una dose booster diretta contro il ceppo originario, oppure contro la variante sudafricana che dà maggiori problemi di evasione immunologica ed è più pericolosa da questo punto di vista».

 

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