Sanità, al via settimo Congresso della Società Italiana di Gastro-Reumatologia

Bruno Laganà, presidente del Sigr
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Lunedì 16 Novembre 2020, 11:50

Anche la SocietàItaliana di GastroReumatologia (SIGR) ha deciso per la 7° edizione del suo evento nazionale di adeguarsi alle esigenze sanitarie da Covid-19, optando per una formazione a distanza (Fad) disponibile su rete per 3 mesi. È già partita ieri e durerà fino al 15 febbraio 2021, ed è suddivisa in 4 moduli tematici fruibili in maniera indipendente l’uno dall’altro (www.sigrfad.it).

«Con questa formula, il congresso mantiene la sua mission di considerare le patologie reumatologiche e gastroenterologiche infiammatorie croniche in una visione di condivisione patogenetica, clinica e terapeutica», spiega il presidente Bruno Laganà. «Il primo modulo affronta argomenti direttamente correlati alla pandemia Covid-19, quali una disamina su come Sars-Cov-2 rappresenti un complesso ed estremo esempio di link tra infezione ed autoimmunitàma anche le peculiarità di gestione dei pazienti reumatologici e gastroenterologici e le possibili strategie di supporto, come la telemedicina, in uno scenario di emergenza sanitaria; ancora, ci si focalizzerà poi sull’impatto psicologico della pandemia nei soggetti affetti da malattie croniche, una volta segnalati ed esplorati i diversi fattori di rischio». Sars-CoV-2 sta portando nuovi e decisivi elementi alla comprensione del complesso link tra l’autoimmunità, distintiva di molte patologie ad origine gastroreumatologica, e infezione. 

«Sappiamo che gli agenti infettivi possono facilitare l’insorgenza o il riacutizzarsi di malattie autoimmuni in soggetti geneticamente predisposti, a maggior rischio di contrarre infezioni rispetto alla popolazione generale. In questi mesi sono molte le segnalazioni di possibili complicanze autoimmuni in pazienti infetti da forme moderate o severe di Sars-CoV-2, tra cui la sindrome di Guillain Barrè, la porpora trombocitopenica, la sindrome da antifosfolipidi, la malattia di Kawasaky. Il problema è che quei pazienti che progrediscono verso forme severe e critiche di Covid-19 presentano una paradossale e incontrollata attivazione del sistema immunitario, secondaria all’infezione che può dar luogo ad una grave sindrome da tempesta citochinica», avverte il dottor Andrea Picchianti Diamanti, Dipartimento di Medicina Clinica e Molecolare dell’ospedale Sant’Andrea di Roma e tra i primi relatori Fad. 

«Può essere dunque razionale, per il trattamento dei pazienti affetti da forme severe o critiche di Covid-19, affiancare alla terapia antivirale i farmaci immunomodulanti, molti dei quali utilizzati in ambito reumatologico, in grado di contenere la risposta iperattiva del sistema immune dell’ospite, quali il tocilizumab, l’anakinra, l’idrossiclorochina; tuttavia, al momento gli unici ad aver ottenuto risultati conclusivi e positivi dai trials clinici, sono il baricitinib e il desametasone.

Questi farmaci possono rappresentare un’importante opportunità terapeutica, ma devono essere utilizzati nel paziente giusto e al momento giusto, perché inutili se somministrati tardivamente, ma anche molto dannosi se utilizzati a scopo profilattico, in pazienti con forme lievi o moderate, o comunque in una fase troppo precoce dell’infezione in cui ancora prevale la replicazione virale».

Il secondo modulo della Fad predisposta per il 7° Congresso nazionale di Sigr «vuol portare un po’ di ordine sui farmaci biologici biosimilari, anche attraverso la presentazione di casistiche di real life nel paziente naive e switch in ambito reumatologico e gastroenterologico», continua il presidente Bruno Laganà. «Con il terzo ed il quarto modulo, come da missione della Società, affronteremo l’efficacia dell’utilizzo di terapie innovative in ambito gastroenterologico e reumatologico: inibitori delle integrine, piccole molecole come gli inibitori Jak, o farmaci biotecnologici con differenti vie di inibizione citochinica come Interleuchina IL-17, IL-12-23, IL-23». 
«C’è infatti evidente e notevole attenzione da parte della Società Italiana di GastroReumatologia verso quei farmaci capaci di gestire problematiche cliniche in ambito reumatologico e gastroenterologico», precisa e conclude il presidente Sigr, Laganà. «Abbiamo oggi a disposizione una nuova categoria di farmaci: gli inibitori delle janus kinasi (jak) piccole molecole di sintesi con precisi bersagli intracellulari. Contrariamente ai farmaci biotecnologici, da più tempo utilizzati in questi due ambiti clinici, le piccole molecole target hanno l’enorme vantaggio di essere somministrate per via orale rispetto alla via sottocutanea o endovenosa dei farmaci biologici. Hanno ulteriori pregi come la rapidità di azione e la breve emivita, aspetto da considerare con attenzione per diversi motivi ed in diverse situazioni, quali la insorgenza di effetti collaterali o la voglia di maternità o la necessità di essere sottoposti a trattamenti chirurgici che richiedono la sospensione terapeutica, riducendo quindi il tempo della sospensione stessa. Suscitano notevole interesse per i tassi di risposta indotti con raggiungimento di una ragguardevole percentuale di pazienti con bassa attività di malattia o di remissione nei pazienti reumatologici e gastroenterologici».

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