Pass vaccinale pronto ma il Garante lo boccia: «Così viola la privacy»

Pass vaccinale pronto ma il Garante lo boccia: «Così viola la privacy»
di Michela Allegri
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Sabato 24 Aprile 2021, 06:33 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 01:47

Dovrebbe essere uno strumento studiato per facilitare la vita degli italiani e consentire, in modo agevole e soprattutto in sicurezza, gli spostamenti tra regioni di diverso colore, comprese quelle rosse. Ma la strada per la realizzazione del green pass parte piena di ostacoli: nella versione attuale il documento pensato dal governo potrebbe addirittura essere inutilizzabile. Mentre la comunità scientifica invita alla prudenza e a non considerare il green pass come un «liberi tutti», ieri è arrivata la bocciatura del certificato da parte del Garante della Privacy, per la presenza di «gravi criticità» che potrebbero «inficiare la validità e il funzionamento del sistema previsto per la riapertura degli spostamenti durante la pandemia». È scritto nell'avvertimento formale inviato al Governo: «È necessario un intervento urgente a tutela dei diritti e delle libertà delle persone».

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I PROBLEMI
Ecco i problemi riscontrati. Il Garante sottolinea che il cosiddetto «decreto riaperture» non sembra garantire una base normativa idonea per l'introduzione e l'utilizzo dei pass vaccinali. Ma non è tutto: il certificato verde sarebbe anche gravemente incompleto in materia di protezione dei dati personali, in contrasto con quanto previsto dal Regolamento europeo in materia. Nel decreto, infatti, ci sarebbero diverse lacune riscontrate dall'Authority. Per prima cosa, non sono state definisce le finalità del trattamento dei dati sulla salute degli italiani. Non viene inoltre specificato chi sia il titolare del trattamento dei dati in questione, in violazione del principio di trasparenza. Un altro problema è che, secondo il Garante, ci sarebbe un utilizzo eccessivo di informazioni personali sui certificati da esibire in caso di controllo, in violazione del principio di minimizzazione. Un esempio: il progetto prevede che vengano utilizzati modelli differenti - e quindi riconoscibili - per chi è stato ammalato di Covid, oppure ha effettuato la vaccinazione o si è semplicemente sottoposto a un tampone.

Un altro dettaglio grave, per l'Authority, è che non sono stati previsti i tempi di conservazione dei dati e non sono nemmeno state studiate misure adeguate per garantirne l'integrità e la riservatezza.


Sul tema del passaporto vaccinale la comunità scientifica è categorica: serve ancora molta cautela. «Il green pass è un green certificate, ma non è un libera tutti - avverte il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro - certifica un ridotto rischio di trasmissione dell'infezione da Covid, quindi è uno strumento prezioso che aiuta a standardizzare i comportamenti nell'Ue, ma è anche uno strumento dinamico che può variare».
CORONA-PASS
Intanto in Alto Adige arriva la prima versione locale del green pass: da lunedì 26 aprile nella provincia autonoma di Bolzano saranno rilasciati i Corona-pass, dei certificati che consentono di partecipare ad attività riservate solo a chi sia vaccinato, guarito dal Covid, risultato negativo a un test antigenico o molecolare. Nei primi due casi il certificato è valido sei mesi, nel terzo caso scade a 72 ore di distanza dal tampone. Si tratta di un semplice QR code che potrà essere stampato o salvato sullo smartphone. A differenza del pass governativo, questo non servirà per regolare gli spostamenti. Sarà invece necessario per partecipare a sport di squadra, per accedere a teatri, musei, palestre e piscine. Dovrà essere esibito anche essere autorizzati a sedersi al ristorante nelle sale interne, in anticipo rispetto al resto dell'Italia, dove da lunedì, dalle 18 alle 22, si potrà mangiare solo nei tavoli all'aperto.

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