Truffa delle mascherine, D'Amato: «Scadenti e il virus corre, è stato un errore ordinarle dall’estero»

Truffa delle Mascherine, D'Amato: «Scadenti e il virus corre, è stato un errore ordinarle dall estero»
di Lorenzo De Cicco
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Lunedì 29 Marzo 2021, 07:15 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 15:46

Le mascherine «farlocche», come le chiama l'assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D'Amato, sono una minaccia. «Il virus corre e se ci sono in commercio dispositivi scadenti questo ha un'implicazione diretta sia sulla protezione individuale, ma anche sulla capacità di contenere il contagio: la mascherina è una delle misure chiave per contrastare la pandemia, vanno indossate perfino nelle zone bianche».

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Assessore, stando al contact tracing delle Asl, quante persone si sono contagiate pur indossando una protezione sul viso? Ci sono statistiche?
«Non abbiamo una casistica specifica, ma in questi mesi ho letto diverse relazioni, rapporti epidemiologici in cui si racconta che, nonostante l'utilizzo dei dispositivi, c'erano stati contagi. Questa pandemia ci ha insegnato che il Covid può infettare in tanti modi, ma utilizzare mascherine che all'apparenza sono regolari e in realtà sono farlocche, è un depotenziamento forte. Sul bus e in metro, per esempio, bisognerebbe indossare principalmente la Ffp2. Però devo dire che non sono sorpreso».
In che senso?
«C'è un tema di natura strategica che l'Italia e l'Europa hanno abbandonato. Hanno fatto in modo che la produzione di questi dispositivi avvenisse soprattutto in Asia, tra la Cina e l'India. Non parlo solo di mascherine, ma anche di guanti, calzari, visiere. Perché erano considerate a basso valore aggiunto. Ci siamo concentrati sui distretti dell'alta tecnologia, per esempio per i respiratori, e il resto si è appaltato fuori. Un atteggiamento che peraltro ha fatto sì che, almeno nella prima fase, le protezioni scarseggiassero. E, attenzione, non è un rischio del tutto fugato: serve una riserva strategica nazionale. L'ho anche proposto alla Conferenza Stato-Regioni».
E cosa hanno risposto?
«Ho notato una certa freddezza da parte del Ministero. Dicevano: se non servono, poi vanno in malora. Ma come per un esercito in tempo di pace, le munizioni servono sempre, bisogna averle pronte. Non possiamo solo dipendere dall'estero. Temo che questa non sarà l'ultima pandemia, avere a disposizione siti di stoccaggio nazionali, molto monitorati, impedirebbe di far arrivare grandi quantitativi di mascherine non adatte».
E se scadono, come diceva il governo?
«Si possono creare questi siti di stoccaggio e alimentarli periodicamente, un po' per volta. Poi, prima della scadenza, se non servono si reimmettono le mascherine nel sistema sanitario. Ho paura però che non ci sia un approccio lungimirante. In Israele hanno veri e propri ospedali dormienti, che in caso di emergenza possono essere riattivati rapidamente».
Per le varianti come quella inglese serve la doppia mascherina? Gli scienziati hanno dato pareri diversi.
«Non ho letto conclusioni definitive in merito. Sulle varianti va detta una cosa: dobbiamo fare in modo che i vaccini arrivino anche all'estero, non ci libereremo del Covid se continuerà a circolare in Sud America o in Africa. Intanto speriamo che le consegne delle dosi siano regolari anche da noi. Ad oggi non sappiamo quanto arriverà a maggio, nonostante siano già aperte le prenotazioni. Non basta comunicare i quantitativi trimestrali, che peraltro quasi mai sono stati rispettati nel passato».
Fino a quando dovremo coprirci il viso anche in strada?
«Credo che avremo a che fare con le mascherine ancora per parecchi mesi, almeno fino alla fine dell'anno, ma probabilmente pure all'inizio del 2022.

Del resto non ci siamo inventati nulla di nuovo: se vediamo le foto d'epoca della Spagnola c'erano le mascherine anche lì. O pensiamo alle stampe antiche sulla peste, dove spunta sulle facce il becco d'uccello: dentro venivano messe alcune erbe per attenuare il tanfo dei morti. In fondo, era l'antenato della mascherina».

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